Il volo alla velocità della luce del nuovo Superman potrebbe subire una battuta d’arresto. C’è infatti in corso una battaglia legale che potrebbe bloccare l’uscita del nuovo reboot firmato James Gunn (prevista a luglio 2025) in alcuni territori internazionali, fuori dagli Stati Uniti. In questi giorni Warner Bros. Discovery e DC Comics stanno lavorando per respingere una causa intentata da Mark Peary, il nipote del co-creatore del personaggio di Superman nei fumetti, Joe Shuster. Lo scorso gennaio Peary avrebbe lanciato un’azione legale per invalidare il copyright degli studios secondo le leggi di Regno Unito, Canada, Australia e Irlanda. Se il procedimento dovesse continuare, il debutto del revival con protagonista David Corenswet, previsto per il prossimo luglio, potrebbe essere messo in discussione proprio in questi stessi paesi.
Superman, questione di copyright
Lo scorso mercoledì, però, Warner Bros. ha inviato al tribunale competente una nota in cui si ribadisce come le rivendicazioni di Peary siano state più volte rigettate delle autorità e che i diritti di sfruttamento del personaggio di Superman e degli altri a lui collegati siano stati concessi da un contratto firmato dalla madre di Mark, Jean Peavy, dopo la morte di Shuster nel 1992. “Il reclamo di Peary non sussiste su ogni livello”, ha dichiarato Daniel Petrocelli, l’avvocato di Warner Bros. I legali di Peavy, invece, sostengono che nei territori internazionali il copyright si esaurisce automaticamente 25 anni dopo la morte dell’autore e, proprio per questo, la causa è stata presentata alla corte federale di New York, essendo anche gli Stati Uniti uno dei firmatari della Convenzione di Berna siglata già alla fine dell’Ottocento per la protezione delle opere letterarie e artistiche.
C’è da capire se effettivamente la Convenzione di Berna possa essere invocata nelle aule americane, oppure se manchi la giurisdizione per farlo. Lo stesso Petrocelli ricorda che le rivendicazioni degli eredi di Shuster sono già state bloccate dalla corte federale di Los Angeles con anche una sentenza d’appello del 2013. Lo studios avrebbe anche presentato una documentazione che elenca tutte le cause intentate da quando Shuster e il co-creatore Jerome Siegel avevano venduto i diritti di Superman nel 1938 per 130 dollari: a quanto pare, sostiene la casa cinematografica, i loro eredi hanno ricevuto da allora milioni di dollari in royalties e altri pagamenti. Warner Bros. avrebbe anche aumentato l’appannaggio nei confronti della sorella di Shuster, dopo la morte di lui, con una clausola che avrebbe ritenuta non valida ogni ulteriore richiesta.
Ora gli eredi sostengono che questo riguarda solo gli Stati Uniti e che tutto deve essere ridiscusso per gli altri paesi. Se la battaglia legale continuerà lo si saprà dopo il 24 marzo, che era il termine ultimo entro il quale Warner Bros. avrebbe dovuto presentare la sua risposta alla causa, cosa che ha fatto con tre settimane d’anticipo aggiungendo la richiesta che il caso sia trasferito alla corte di Los Angeles, che già l’aveva trattato in precedenza. C’è però un’altra data saliente che bisogna tenere in considerazione in questa disputa più ampia: è il 2034, anno nel quale la totalità dei diritti di Superman diventeranno di dominio pubblico.