Dal 2022 la MotoGP ha un padrone che nessuno riesce a impensierire. Perché con Pecco Bagnaia (due) e Jorge Martin (uno) Ducati ha vinto tre titoli mondiali piloti consecutivi, mentre da quattro anni la classifica dei costruttori è tinta di rosso (Pantone 186C, per la precisione). Quest’anno i primi cinque in classifica corrono con la casa di Borgo Panigale, che tra i produttori ha subito fatto il vuoto. Il dominio assoluto deriva dall’aver ingaggiato i migliori centauri sul mercato, ma anche dalla capacità di raccogliere più dati dei competitor e da un processo di analisi più efficace che permette di migliorare le prestazioni. Oltre ai risultati, a dirlo sono i tentativi che insegue la Dorna, l’ente che organizza il campionato, per modificare le norme al fine di livellare un mondiale che è diventato una questione tra piloti della casa motociclistica fondata a Bologna nel 1926, passata dal 2012 sotto il controllo di Audi.
“Nel 2003 abbiamo debuttato in MotoGP e la difficoltà era avere dati solidi e affidabili, perché erano pochi e qualitativamente limitati. Mancavano soluzioni per estrarre i dati, in quanto avevamo pochi sensori e molta meno elettronica rispetto ad oggi. Ora che abbiamo l’infrastruttura adeguata possiamo creare algoritmi sfruttando l’esperienza di venti anni di gare”, spiega David Attisano, Responsabile Dati e Analisi in Ducati Corse, attiva dal 1999. Il riferimento è alla collaborazione avviata nel 2018 e cresciuta nel tempo con Lenovo, che fornisce workstation, notebook, cluster e server per scovare valore nell’enorme flusso di informazioni generate in pista.
I dati mettono il turbo alla moto
Per avere un’idea dei progressi e del ruolo che oggi riveste la tecnologia nella MotoGP, basta considerare che nel 2004 un fine settimana di gara generava, in media, 1GB di dati, mentre quest’anno in un weekend le sei moto Ducati producono circa 100 GB di dati, che diventano 300 GB dopo l’elaborazione effettuata con algoritmi proprietari e simulazioni utili per capire dove è possibile guadagnare centesimi e abbassare il cronometro. L’impennata dei dati corrisponde alla diffusione dei sensori, sia fisici che virtuali. I primi sono una cinquantina sui mezzi utilizzati durante i test, ma in gara scendono a circa 30-35 per ridurre il peso e guadagnare in accelerazione e potenza (ogni sensore pesa 6-7 grammi e in MotoGP il peso della moto non può scendere sotto i 157 kg).