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lunedì, Mar 13

Telemedicina: piace ai pazienti. Ora bisogna convincere i governi



Da Wired.it :

Il più grande esperimento di ricorso alla telemedicina: la pandemia da nuovo coronavirus è stata anche questo. Quali sono, però, i risultati di questa sperimentazione? Come hanno vissuto la digitalizzazione della salute pazienti e medici? E quali possono essere le conseguenze per i sistemi sanitari?

A queste domande risponderà sul palco di Wired Health, l’evento di Wired dedicato al ruolo delle tecnologie digitali nel mondo della salute, Tiago Hashiguchi, Senior Expert in the Digital Health Flagship Research Program della World Bank e autore di una ricerca sul tema per conto dell’Ocse. “Credo che siano tre le lezioni che abbiamo appreso da questo boom della telemedicina”, spiega anticipando i contenuti del suo intervento.

Fattore di successo

“Il primo riguarda il cambiamento nella percezione di pazienti e medici: qualche settimana prima dello scoppio della pandemia si discuteva ancora se fosse una pratica sicura, di come limitare i rischi. Ora siamo convinti sia una delle modalità di accesso ai servizi sanitari”. Il secondo riguarda invece il fatto che le tecnologie digitali abbiano permesso di accedere alle cure ai soggetti più vulnerabili: “In un sondaggio condotto nel 2021 negli Stati Uniti gli over 51 erano i maggiori utilizzatori di telemedicina. E i tassi più alti di utilizzo si registrano tra i pazienti con i redditi più bassi”.

La terza lezione ha invece un risvolto negativo e riguarda la raccolta di dati sul fenomeno da parte dei governi. “Non tutti lo hanno fatto e questo non è positivo”, sottolinea Hashiguchi, “perché significa che c’è ancora molto lavoro da fare per comprendere quale sarà l’impatto di queste tecnologie sul sistema sanitario”.

Un impatto che, oltre che in termini di salute, dovrà essere misurato in termini economici. La telemedicina, detto altrimenti, consentirà di ridurre la spesa sanitaria? Una spesa che, stando a Eurostat, nei paesi dell’Unione europea nel 2021 ha sfiorato i 1.200 miliardi di euro, una somma pari all’8,1% del Pil dei 27 paesi membri.

Non è solo questione di soldi

“Non possiamo limitarci a dire se questi strumenti ridurranno i costi, il tema è più complesso”, ragiona Hashiguchi. Da un lato, infatti, le tecnologie digitali che garantiscono un monitoraggio costante dei pazienti, possono individuare i primi sintomi e consentire di intervenire prima che si sviluppino, richiedendo interventi successivi più onerosi. Dall’altro riducendo i bisogni di salute non soddisfatti e consentendo di sviluppare nuovi servizi, potrebbe generare maggiori costi. Per questo “penso che è più probabile che la telemedicina renda più efficiente la spesa sanitaria, anziché ridurla”.



[Fonte Wired.it]