Viene naturale, a questo punto, porsi due domande. Uno, quanto è probabile che un evento del genere succeda di nuovo, e soprattutto due, cosa ne sarebbe di noi in questa eventualità. La risposta alla prima è altamente incerta: gli esperti ritengono che la probabilità di un evento di magnitudine simile a quello di Carrington è considerata “bassa”, con una frequenza che varia tra i 100 e i 500 anni. La risposta alla seconda è piuttosto sconfortante: se il fenomeno si ripetesse oggi, non metterebbe fuori uso soltanto i telegrafi o la routine dei minatori, ma l’intera nostra civiltà, devastando reti elettriche, satelliti, Gps, internet, telecomunicazioni e tutto quello che gli gira attorno. Un collasso globale costosissimo e pericolosissimo, insomma. Fortunatamente, c’è chi sta cercando di non farsi trovare impreparato: è proprio per essere pronti ad affrontare questo scenario da incubo che l’Agenzia spaziale europea (Esa) ha recentemente condotto una delle simulazioni più complesse e realistiche di sempre, mettendo i suoi team di controllo di fronte a una tempesta solare di classe Carrington. L’esercitazione si è svolta in vista del lancio del satellite Sentinel-1D, previsto per il 4 novembre prossimo, per testare la resilienza delle procedure e dei sistemi in condizioni così estreme.
Per capire cosa significhi affrontare (anche solo per finta) uno scenario così catastrofico, abbiamo parlato con Thomas Ormston, vice responsabile delle operazioni spaziali per Sentinel-1. Ormston, che ha oltre 20 anni di esperienza nel controllo delle sonde spaziali, era nella sala di controllo durante la simulazione, e ci ha raccontato in dettaglio come il suo team ha gestito il panico, preso decisioni critiche in pochi minuti e lottato per salvare un satellite mentre, virtualmente, il mondo andava in pezzi.
“Se un evento del genere dovesse verificarsi, non ci sarebbero buone soluzioni. L’obiettivo sarebbe solo quello di limitare i danni”: lo ha detto lei, commentando lo scenario di una tempesta solare tipo Carrington. È davvero così tremendo come sembra?
Certamente. I danni che un evento simile a quello di Carrington provocherebbe oggi sulla Terra e nello spazio sarebbero estremi. Gli effetti di una tempesta solare di questo tipo sono molteplici e ci colpirebbero in modi diversi, dall’interruzione delle comunicazioni radio all’alterazione del campo magnetico terrestre, fino all’impatto di radiazioni e particelle cariche, in particolare sui nostri satelliti nello spazio. A terra, causerebbe problemi alle reti elettriche, agli oleodotti e a moltissime infrastrutture critiche. Se dovesse accadere davvero, noi che lavoriamo nel settore aerospaziale avremmo a che fare con il peggior scenario immaginabile. Non solo avremmo problemi tecnici con i nostri satelliti, ma anche i sistemi su cui facciamo affidamento, come il Gps e Galileo, sarebbero in grande difficoltà. Ci sarebbero problemi con i computer e con la rete internet a terra. Inoltre, anche se questo aspetto non è entrato nella simulazione, l’impatto che questo evento avrebbe sulla società sarebbe catastrofico, e trovarsi chiusi in una sala di controllo mentre fuori va tutto a rotoli sarebbe un’ulteriore sfida nella sfida. Ecco perché ho detto che non esistono buone soluzioni: tutto quello che potremmo fare è cercare di gestire la situazione al meglio delle nostre capacità per limitare i danni.



