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Test del finto cliente, in cosa consiste la prova di Pam che ha portato al licenziamento di tre dipendenti

by | Nov 19, 2025 | Tecnologia


Ma i cassieri dei supermercati sono davvero tenuti a controllare meticolosamente i carrelli di tutti i clienti? È la domanda che sorge spontanea dopo il test del finto cliente e il conseguente licenziamento di tre dipendenti nei negozi Pam Panorama di Siena e Livorno, e di ulteriori segnalazioni da punti vendita nel Lazio. Ai cassieri sarebbe stato contestato di non aver rilevato la merce nascosta da finti clienti, trasformando un test interno in un presunto furto.

Secondo Roberto Brambilla di Filcams Cgil non si tratterebbe affatto di casi isolati, ma di “un’attività ispettiva fatta in maniera molto ampia”, messa in campo dall’azienda senza informare le organizzazioni sindacali e con modalità che definisce “strumentali”.

Un test diverso dal cliente “misterioso”

Brambilla chiarisce sin da subito che ciò è accaduto col test del finto cliente non ha niente a che fare con il cliente misterioso tradizionale. “Il cliente misterioso può essere previsto, serve a verificare il servizio e la correttezza del resto dato in cassa. Qui invece c’è un tentativo voluto di mettere in difficoltà il lavoratore”, spiega.

L’azienda, racconta, ha occultato volontariamente prodotti in punti difficili da individuare durante una normale passata in cassa. “Possiamo parlare ad esempio di rossetti o mascara nascosti in confezioni di uova, o merce infilata dentro cartoni del latte”, dice, segnalando situazioni “veramente al limite dell’assurdo”.

Quando siamo al supermercato la prima cosa che facciamo è scegliere la cassa più veloce e già basta un po’ di attesa per perdere la pazienza. Ora proviamo a immaginare cosa accadrebbe se ogni cassiere dovesse aprire ogni sacchetto, ispezionare ogni confezione e controllare ogni carrello con attenzione capillare.

Secondo il sindacato, la pratica è irrealistica. “Se per qualunque cliente il lavoratore dovesse agire come l’azienda chiede, le code sarebbero il doppio e a quel punto l’azienda avrebbe l’assist per dire: mettiamo le casse automatiche”.

Per Brambilla, è un paradosso che suggerisce un obiettivo più profondo: “Il lavoratore non fa antitaccheggio. Fa cassa. Sono due cose molto diverse”.

Un’operazione estesa e non comunicata ai sindacati

Dalle informazioni in possesso del sindacato, l’operazione sarebbe stata diffusa in numerosi punti vendita. “Oltre ai licenziamenti che hanno fatto rumore, abbiamo un numero importante di contestazioni”.

La comunicazione ai lavoratori c’è stata, ma solo in parte e con un messaggio diverso: “L’azienda ha parlato di attività formativa”, spiega. Le organizzazioni sindacali non sarebbero state informate e solo più tardi sarebbe emersa la funzione disciplinare.

Per il sindacato questa scelta solleva dubbi non solo sul metodo, ma anche sulla legittimità del controllo, che potrebbe configurare un monitoraggio indiretto del lavoro e violare norme che regolano le verifiche sulle prestazioni dei dipendenti.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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