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giovedì, Gen 26

That Dirty Black Bag e il grande ritorno del western nelle serie



Da Wired.it :

Merito di un lungo lavoro di scrittura, quasi insolito per il frenetico mondo delle serie di oggi: “Da sceneggiatori abbiamo vissuto una cosa più unica che rara, ovvero trovare una casa di produzione come Palomar [produttrice assieme a Bron e Amc, ndr] che ha investito tantissimo sulla scrittura“, racconta con orgoglio Marcello Izzo, affiancato dagli altri sceneggiatori Silvia Ebreul e Fabio Paladini: “Abbiamo potuto scrivere tutti i soggetti degli episodi ancora prima di avere un network”. Il tutto in piena pandemia, perché le riprese sono avvenute in ben tre paesi diversi (Italia, Spagna e Marocco): a un certo punto anche lo stesso regista che è stato portato via dal set perché positivo, non prima di aver girato l’ultima scena: “A un certo punto certi attori non potevano più entrare nel paese in cui giravamo, perché cambiavano le normative a seconda del numero dei contagi”, dicono gli scrittori: “Abbiamo dovuto riscrivere scene intere, è stato faticosissimo ma anche in qualche modo entusiasmante, abbiamo lavorato anche a stretto contatto con gli attori fino all’ultimo”.

Il risultato è effettivamente avvincente e, nonostante la sua lavorazione sia iniziata quasi dieci anni fa, non ci poteva essere momento migliore in cui uscire. Il western, ma anche il neo-western, è qualcosa che si sta imponendo nuovamente con grande forza nell’immaginario comune. Il successo di tutto l’universo di Taylor Sheridan, partito da Yellowstone e ora in continua espansione con gli spin-off 1923 e 1883, dimostra come in sostanza questo genere non conosca in sostanza tempo. A dimostrare la vitalità di questo orizzonte narrativo c’è anche Django, la nuova serie Sky in arrivo il 17 febbraio che riprende il mitico personaggio, alla disperata ricerca della figlia in mezzo alle insidie più varie.

Come accade con la mitologia o la favolistica, anche il western vive all’interno di paletti ben precisi ma che si aprono alle più svariate opportunità di modulazione e identificazione: “Per me ha a che fare molto con le immagini, quelle immediatamente riconoscibili, anche se in That Dirty Black Bag c’è un tipo di racconto un po’ diverso, con più dialoghi e più sviluppo dei personaggi, che è analitico e più moderno”, dice per esempio Caprino. Anche per Douglas Booth, l’interprete di Red Bill, si tratta di scavare in qualcosa di lontano: “Sono cresciuto vedevo alla tv i western americani, da piccolo guardavo soprattutto i cavalli, ma più diventavo grande e più amavo gli spaghetti western e ovviamente Tarantino che a loro s’ispirava”, ci dice l’attore inglese: “Quello che mi ha sempre affascinato è la grande umanità dei personaggi, quelle aree grigie, quegli aspetti del loro carattere che sono problematici e travagliati, coi quali puoi comunque relazionarti di più che non all’eroe tutto d’un pezzo”.



[Fonte Wired.it]