Accanto ai due Jedi più abili e saggi, orbitano personaggi più giovani. In particolare ad Amandla Stenberg, la quale interpreta il personaggio di Mae Aniseya, è affidato il compito di tracciare il percorso del tema principale della serie: quello dell’ambiguità della Forza. C’è un confine tra la luce e l’oscurità, tra il bene e il male, che può essere attraversato da chi la possiede in qualsiasi momento. Anche gli Jedi sono fallibili, possono avere delle debolezze, coltivare sensi di colpa e covare sentimenti di vendetta. È un argomento che la saga ha già esplorato attraverso la relazione tra Anakin e Obi-wan, gettando una luce cupissima sull’Ordine. The Acolyte sceglie un approccio meno fatalista e manicheo, almeno nei quatto episodi concessi in visione alla stampa in anteprima. Altri personaggi, come l’intelligente e pragmatica padawan Jecki e l’impetuoso cavaliere Yord (Dafne Keen e Charlie Barnett) mostrano altri aspetti dell’essere Jedi, come l’orgoglio e la competizione. Specialmente, riguardo quest’ultima, quando i Jedi si confrontano nella serie con individui altrettanto potenti e sensibili alla Forza, ma che diffidano dell’istituzione e se ne tengono alla larga. Nelle prima metà, quindi, The Acolyte offre una riflessione accurata di cosa significhi essere Jedi, senza lesinare su azione e mistero, e puntando su personaggi e volti nuovi in un modo che senz’altro giova a un franchise che ha bisogno di freschezza.