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mercoledì, Dic 02

The Gentlemen, Guy Ritchie torna a raccontare il crimine ma senza originalità



Da Wired.it :

Arriva su Prime video l’ultimo film del regista di The Snatch, grandi attori per un intreccio che non convince. E se il ritmo è alto e mantiene l’attenzione viva, raramente si ride

Difficile guardare un film di Guy Ritchie con gli stessi occhi se si è vista la serie Gangs Of London, che prendeva il medesimo mondo londinese tra il sofisticato e il brutale, in cui si muovono dagli anni ‘90 i suoi gangster e lo passava attraverso un trattamento fatto di stunt pazzeschi, azione potentissima e grande serietà. Ora, a 12 anni da Rocknrolla (il suo ultimo gangster movie), Ritchie torna a quegli ambienti con la gran cassa di una serie di attori più che noti e volti importanti, capitanati da Matthew McConaughey. Lui è sempre lo stesso regista, eppure nulla è più come prima.

Stavolta non ci sono i due ragazzetti sprovveduti di Lock & Stock o gli zingari di The Snatch, stavolta il protagonista è un magnate della cannabis illegale, un americano che ha fatto fortuna a Londra, si veste come un buon londinese di quelli che si vedono nelle pubblicità delle riviste di moda da uomo, e all’apice del successo vuole mollare una parte del proprio impero criminale. La storia è raccontata da un investigatore che è stato assunto per indagare su questo magnate, la sta spiattellando al braccio destro dell’uomo perché vuole vendergliela, la sua alternativa è farne la sceneggiatura del film, quindi se non vuole che esca deve pagare. Lo sentiremo raccontare per tutto il film l’assurda storia di intrecci che ha ricostruito e che coinvolge anche una gang di sportivi in tuta di tartan, una banda di cinesi e tantissima marijuana.

The Gentlemen, il titolo lo annuncia, è uno showcase di fighetteria londinese, di ottimo cibo, belle griglie su cui cuocerlo, camicie con le maniche arrotolate e gilet attillati su gran fisici, completi di tweed impeccabili e anche un set di coppole non da poco, grandi ambienti, case eccezionali e pub antichi. Non è l’affondo nei quartieri popolari che spesso vedevamo ma semmai un giro in quelli alti a vedere come se la passano i boss, che paturnie hanno. Ma, come scritto sopra, dopo Gangs of London, è difficile tornare indietro a questa visione caotica, umoristica e piena di coincidenze. Troppe aderenze per troppe differenze.

Certo quel caos creativo che dà vita ai film migliori Guy Ritchie non manca in The Gentlemen, come non mancano i segni che rendono riconoscibile lo stile. Stavolta semmai è un po’ di autenticità a mancare, quella spinta originale che non fa sembrare il film una buona imitazione dei film di Ritchie, dotata di tutti i tratti cardinali ma priva della forza che li anima. Quella forza non la dà Matthew McConaughey, leader che non vuole essere tale, calmo e calcolatore ma sempre sul punto di essere fregato dal caso; né la dà Charlie Hunnam, assistente pieno di risorse che per look, competenza, calma e stranezza ricorda Judah Mannowdog, segretario barbuto di Princess Caroline in Bojack Horseman. Non la dà il personaggio remissivo e un po’ vigliacco di Hugh Grant, un puro pretesto narrativo fatto ruolo. Solo Colin Farrell, dotato della parte più coreografica, riesce ad animare le sue scene con qualcosa che valga la pena ricordare.

È noto solo come Coach e a capo di una gang di pugili che lui stesso allena e che tiene sotto scacco con il carisma del leader riconosciuto, gestendoli come fossero una classe di bambini ubbidienti, recupera banditelli prima menandoli e poi insegnandogli la vita dall’alto di una tuta con un tartan, occhialoni da zio anziano e una coppola. Tutto con il più rigoroso degli accentacci britannici. Lungo tutto The Gentlemen questo piccolo miracolo di ruolo periodicamente ricorda cosa potrebbe essere un film di gangster di Guy Ritchie e cosa questo non è. Perché se l’intreccione complicato della trama tiene sempre l’attenzione sveglia, non riesce comunque a regalare nulla più di qualche risatina.

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[Fonte Wired.it]