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mercoledì, Feb 01

The Last of Us ci ha insegnato tantissimo grazie a Bill e Frank



Da Wired.it :

                                                  Attenzione: spoiler 

The Last of Us con questo terzo episodio ci conferma ancora di più che siamo di fronte ad una serie in grado di sorprenderci, ma soprattutto di prendere uno degli universi videoludici più profondi e amati di sempre e di onorarlo come merita, di farne la base per un iter narrativo di grande caratura. Con il finale di questa terza puntata, la serie ha forse fatto nel suo piccolo una parte di storia della televisione, con una sensibilità che ha oggettivamente commosso il pubblico come non accadeva da tantissimo tempo. Questo grazie a loro, a Bill e Frank, ad una storia in grado di ricordarci cosa conta nella vita. 

Bill e Frank, due uomini legati dalla loro diversità

The Last of Us era partita con Joel Miller (Pedro Pascal) e Tess (Anna Torv), due sopravvissuti alla terribile pandemia da Cordyceps che ha lasciato il mondo devastato e in preda a violenza, mutazioni mostruose e anarchia. Per cercare di avere una batteria per un’auto da utilizzare per scappare dal regime dittatoriale vigente, i due avevano accettato di trasportare fino a Boston la quattordicenne Ellie (Bella Ramsey) per conto della Resistenza. Non ci avevano messo molto a capire perché Ellie fosse così importante: è immune all’infezione. 
Tess, scopertasi infetta, nel secondo episodio si era sacrificata per permettere a Joel ed Ellie di fuggire incolumi. Ed è dai dintorni di Lincoln, Massachusetts, che li ritroviamo in questo terzo episodio. 

Al centro dell’iter però qui non vi sono tanto loro, quanto due uomini che Lincoln ci hanno vissuto per anni: Bill (Nick Offerman) e Frank (Murray Bartlett). Al tempo in cui la pandemia aveva colpito gli Stati Uniti, con esecuzioni sommarie e disperazione, Bill, da buon survivalista, si era rifiutato di seguire le autorità. Rifugiatosi nel suo bunker aveva sostanzialmente cominciato a creare una sorta di piccolo regno autosufficiente, rastrellando ogni materiale utile e godendo di un autoisolamento da cui però era uscito proprio grazie a Frank. Finito in una delle sue trappole, questi era riuscito a convincere Bill a non ucciderlo, poi a farsi ospitare per una notte. Infine, tra i due era cominciata una relazione sentimentale. 

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Bill e Frank non potrebbero essere più diversi. Da buon tuttofare, Bill sa aggiustare e riparare ogni cosa, padroneggia ogni arma da fuoco, sa coltivare, sa cacciare, ma per quello che riguarda le relazioni umane è un vero e proprio orso. Frank invece è più solare, ha un grande talento artistico, una maggior sensibilità ma soprattutto una mentalità più aperta. Tre anni dopo essersi conosciuti il loro mondo era stato parzialmente rivoluzionato proprio da Joel e Tess, che su invito di Frank avevano cominciato a visitare quel piccolo feudo recintato, non senza che la cosa infastidisse Bill. Si dice che non conta cosa si narra ma come lo si fa e mai affermazione è stata più adatta a descrivere cosa ci ha dato qui The Last of Us: una grande storia d’amore

Ma più ancora, la storia di Bill e Frank è un piccolo riassunto di che cosa sia la vita, del suo significato, di quello che siamo stati noi in questi anni, alle prese con la pandemia, l’isolamento e soprattutto una civiltà che ci ha sempre più convinto che la solitudine assoluta sia un bene. 
Mentre il Covid19 ci obbligava a rimanere nelle nostre stanze, ci separava da chi amavamo o semplicemente dal mondo esterno, siamo diventati tutti un po’ come Bill. Molti di noi non hanno avuto ancora un Frank che ci aiutasse a liberarci dalla nostra rigidità, dal nostro rifiuto verso gli altri e da quella menzogna che oggi pare essere di moda: da solo sei già completo.

L’amore è la domanda ed è anche la risposta

Bill lo capisce nel momento in cui Frank entra nella sua vita, ma soprattutto nel momento in cui il loro tempo assieme cominciò ad affievolirsi. Dieci anni dopo aver incontrato Joel e Tess, Frank è ridotto sulla sedia a rotelle da una malattia terminale, a cui decide di sfuggire nell’unico modo possibile: chiedendo a Bill di aiutarlo ad andarsene. Bill lo asseconda ma nell’ultima cena su quel tavolo dove avevano parlato per la prima volta, deciderà anche di seguirlo in quell’ultimo passo. Sono vecchio, sono soddisfatto. Ed eri tu il mio scopo gli dice il burbero eppure indifeso Bill. 
“Non sono d’accordo con questo, dovrei essere furioso” ribatte Frank “ma da un punto di vista oggettivo, è incredibilmente romantico”

In questo momento, in questo brevissimo dialogo, non vi è semplicemente una delle più belle storie lgbt+ degli ultimi anni, ma più ancora la definizione più perfetta che esista di un legame amoroso: non voler perdere una persona. Bill è equipaggiato ed autosufficiente, morto Frank potrebbe comunque continuare a vivere, ma sceglie di non farlo non perché non possa, ma perché non voglia. Assieme si sono aiutati, sono cresciuti creando un legame che ha arricchito entrambi, a dispetto dei giorni meno buoni, della noia, della ripetizione. L’amore, questo il messaggio di The Last of Us, richiede cura e dedizione non meno di un frutto o di una pianta. 

Pedro Pascal in una scena di The Last of US

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Bill tanti anni prima avrebbe potuto tranquillamente uccidere Frank, semplicemente per paura o abitudine o per egoismo. Non averlo fatto gli ha forse in ultima analisi abbreviato leggermente l’esistenza, ma l’ha resa anche incredibilmente più ricca. Nel mostrarceli assieme, mentre calmi e tranquilli si incamminano verso la camera da letto per morire in pace, The Last of Us affronta anche di petto il tema del fine-vita. Ci parla di autodeterminazione e della libertà suprema, quella di decidere anche come deve concludersi la nostra storia. Joel e Ellie arrivano diverso tempo dopo in quella casa, trovano una lettera di Bill, l’ultimo insegnamento di un uomo burbero, profondamente antisociale. 

Eppure, a modo suo, Bill era diventato saggio come lo erano certi filosofi critici e antisociali dell’antica Grecia: “Odiavo il mondo, ero felice quando tutti quanti morivano. Ma avevo torto, perché c’era una persona che meritava di essere salvata” confessa Bill da quella pagina. “Ho protetto quella persona, ed è il perché persone come me e te sono qui” ricorda a Joel. L’empatia. Quella è la formula magica che ci rende esseri umani, ed è questa che è al centro di the Last of Us, così come lo era di The Walking Dead finché non è deragliata. Quindi non chiedetevi perché tutti parlano di Bill e Frank, chiedetevi perché non dovreste farlo anche voi, perché anche in questa puntata, una semplice serie televisiva ci ha insegnato tanto. 



[Fonte Wired.it]