La lunga marcia è il primo romanzo che Stephen King abbia mai scritto: quasi 60 anni dopo diventa un film, The Long Walk. Annunciato nel luglio del 2024, l’adattamento cinematografico firmato da Francis Lawrence – già dietro ai sequel e ai prequel di Hunger Games – debutterà il prossimo settembre e promette di rendere ancora attuale quella che è una delle storie più politiche del Maestro del brivido, che qui usa più la tensione e la disumanizzazione più che l’horror vero e proprio. Come si vede anche nel trailer diffuso in queste ore, la storia è in effetti ambientata in una versione alternativa e distopica degli Stati Uniti, in cui viene organizzata una gara annuale di marcia: cento ragazzi vengono appunto coinvolti in questa maratona e vengono costretti a mantenere sempre la stessa andatura (6 chilometri all’ora), altrimenti vengono fucilati sul posto.
Anche se pubblicato nel 1979, il romanzo è stato scritto da King alla fine degli anni Sessanta, quando ancora era uno studente e la sua visione del mondo era fortemente influenzata dalla guerra in Vietnam e dal numero crescente di giovani soldati mandati a morire al fronte. Il risvolto tragico e autoritario è particolarmente pregnante anche ai giorni nostri, in cui i conflitti si moltiplicano in ogni angolo del mondo. Anche perché il romanzo, così come il film, traduce questi conflitti su una scala estremamente umana e individuale: i ragazzi coinvolti nella marcia sono presi dal dilemma tra l’aiutarsi l’un l’altro al costo di rallentarsi e il pensare alla propria sopravvivenza; ma c’è anche chi, vicino al punto di rottura, arriva a tormentare gli “avversari”.
Anche se con un cast corale, The Long Walk si concentra in particolare su una coppia di ragazzi: da una parte Ray Garraty, interpretato da Cooper Hoffman (figlio del compianto Philip Seymour Hoffman e noto per i suoi ruoli in Licorice Pizza e Saturday Night), un giovane dal fisico non particolarmente atletico ma, in compenso, dal grande cuore; e dall’altra Peter McVries, interpretato da David Jonsson (Alien: Romulus, The Road Trip), sicuramente più prestate ma non per questo meno incline alle riflessioni filosofiche. I due intessono un’amicizia “da trincea”, che ovviamente metterà in difficoltà gli spietati piani del Maggiore, figura dispotica che qui è interpretata da Mark Hamill in uno dei suoi ruoli più spietati.