In mezzo a questo, c’è una casetta dove vive una giovane donna enigmatica (Alina, interpretata da Kate Lyn Sheil). Al suo risveglio, l’uomo si rende conto che il canyon in cui è finito è inespugnabile. Non solo è impossibile uscirne, ma un gruppo di adolescenti aggressivi, pazzi e sadici lo tiene prigioniero e, per ragioni misteriose, la sua compagna di sventure accetta di buon grado la situazione e piuttosto che aiutarlo a evadere, cerca di persuaderlo a restare. Alina sembra infatti sopportare di buon grado e, con un atteggiamento disarmante, giustifica i loro atti crudeli come il tipico comportamento dei giovani della loro età, spiegando: “Sono cose da ragazzi”. Ma non lo sono e l’atmosfera si fa sempre più inquietante, come ci si aspetterebbe da un film che inizia con una tenera bimba che mastica un dito umano e prosegue con una donna che segna lo scorrere del tempo macchiando il muro di sangue mestruale.
L’intento di The Seeding è di mostrare la discesa nella follia e nell’abbrutimento di un uomo demolito fisicamente e psicologicamente da un’insensata prigionia, interpretato da un disperato protagonista incapace di prendere una decisione giusta, in balia delle emozioni – disperazione e rabbia, sopra tutte. Haze, dopo Child of God, riprende il ruolo di un personaggio imbarbarito e degradato dall’isolamento, dalla lontananza della civiltà e dal contatto prolungato con la natura selvaggia che perde gradualmente il senso del sé. Il lungo periodo di prigionia che scandisce la ricerca di Wyndham non solo di una via di fuga ma anche di una spiegazione a quello che gli sta succedendo, è suddiviso in capitoli dai titoli che evocanol e tematiche folkloristiche della trama, introdotti da immagini inquietanti di iconografia pagana e di composizioni di natura morta con piatti di cibo marcio e animali in decomposizione.
