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The Twisted Tale of Amanda Knox, la recensione della miniserie da oggi su Disney+ che racconta l’anatomia di un processo mediatico

da | Ago 20, 2025 | Tecnologia


Il corpo di Meredith Kercher comunica attraverso parole silenziose ma potenti: quello delle prove, delle ferite, delle tracce lasciate su di sé e nell’ambiente circostante. È un racconto che purtroppo da solo non basta, che viene interpretato, ricostruito, smontato e rimontato nelle aule di tribunale e sulle prime pagine dei giornali. Ogni elemento diventa materia di narrazione: il coltello, le impronte, il DNA, l’sms, la coperta, il gancetto del reggiseno, la finestra, i vetri rotti, i telefoni spenti, quelli scomparsi, la porta chiusa a chiave.

L’anatomia di un processo mediatico

Perché di questo si tratta, di storytelling collettivo, diverse narrazioni che si insinuano, si incrociano, cambiano direzione, dirottano opinioni, formulano punti di vista e si calpestano a vicenda. La miniserie ci permette di osservare la storia dal punto di vista di Knox, travisato, confuso, considerato artificioso o inverosimile, ampliando al massimo la prospettiva. Coinvolge altri protagonisti chiave, come il procuratore Giuliano Mignini e Raffaele Sollecito, di cui assumiamo il punto di vista in due episodi, offrendo sguardi complementari e arricchendo la comprensione complessiva della storia.

Nella miniserie si fa riferimento a più riprese a Il favoloso mondo di Amélie che diventa quasi un MacGuffin: l’opera del 2001, diretta da Jean-Pierre Jeunet, viene ricordata in modo particolare all’interno di questa vicenda, sia nella realtà che nella sua rappresentazione, poiché è il film preferito di Amanda Knox, è stato il suo alibi la notte dell’omicidio di Meredith, e nella serie diventa un’espediente, la prospettiva attraverso cui alcune scene vengono costruite, ispirate evidentemente a quell’estetica un po’ fumettistica un po’ surrealista. Elemento che vorrebbe in alcuni momenti alleggerire forse il tono della serie, e in altri aiutare a comprendere il carattere di Amanda e la sua personalità naïve e romantica, ma non riesce proprio bene a fare né l’uno e nell’altro.

Non tutto funziona all’interno della miniserie: il ruolo nella vicenda di Rudy Guede, condannato a 16 anni di reclusione per i reati di violenza sessuale e concorso in omicidio con ignoti, ad esempio meritava qualcosa in più all’interno dell’economia temporale della serie, cosa che ci porta a pensare che se qualcuno dovesse guardare la serie e ignorare la vicenda che racconta, forse potrebbe fare fatica in alcuni passaggi. The Twisted Tale of Amanda Knox è una storia colma di personaggi complessi, a volte contraddittori, colpi di scena, che nonostante alcune intuizioni poco efficaci e alcune lacune narrative, resta un prodotto che sa intrattenere, che cattura lo spettatore grazie alla sua capacità di intrecciare la vicenda personale della protagonista, la cronaca e il dramma giudiziario. Un’opera che diventa l’anatomia di un processo mediatico, che ha trasformato un caso di cronaca in un brulicante e incessante frastuono dai volti circoscritti e dai contorni indefiniti.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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