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martedì, Mar 07

The Womb è il Rosemary’s Baby indonesiano



Da Wired.it :

Lì, Wulan condurrà per mesi un’esistenza placida e sonnolenta, stringendo un rapporto d’amicizia confortante con Eva, tra chiacchiere nella serra e incontri fortuiti con Bergas (Dimas Anggara), il primogenito della famiglia, tornato a casa a ridosso del suo trentesimo compleanno. Bergas è scapestrato viziato, imbelle e dongiovanni ma onesto e altruista. Non è particolarmente sveglio, ma si rende conto di una singolare coincidenza legata all’obbligo della sua presenza a casa: anche quando ha compiuto dieci anni, i genitori hanno ospitato in casa una giovane donna incinta, e lo stesso è accaduto quando ne ha compiuti venti. The Womb è per buona parte di due ore di narrazione un horror psicologico: la lentezza della quotidianità campestre ha un effetto letargico su Wulan, oppure c’è qualcosa che effettivamente, prima occasionalmente poi più frequentemente, la cala in una dimensione onirica e liminale nella quale il confine tra normale e soprannaturale, tra folklore e realtà, tra perturbante e orrendo, tra logica e follia è pressoché indistinguibile.  

Alcune delle visioni di Wulan – una in particolare, brutale, legata al figlio – sono terrificanti. The Womb, primo film horror del regista Fajar Nugros, è lento in modo quasi spiazzante per tutta la parte centrale del film; quell’andamento si fa man mano più angosciante e snervante, spezzato solo da una manciata di jumpscare che prendono ancora più alla sprovvista perché inseriti abilmente nei momenti in cui lo spettatore ha la guardia più bassa. Questo fino alle battute finali, cruente, concitate, selvagge, diaboliche, e verso un finale tragico e tristissimo accompagnato da una riflessione: cosa sarebbe in grado di sacrificare una madre per il benessere di un figlio? The Womb ricorre a un minimo sindacale di Cgi, il resto sono sangue a secchiate, gore e splatter di fattura artigianali a go go e la bravura di Nugros di esasperare lo spettatore, di crogiolarlo nell’inquietudine fino all’esplosione finale. Naysila Mirdad e Lydia Kandou, rispettivamente nei panni di Eva e Wulan (nella realtà madre e figlia) sono ottime interpreti e una buona fetta della riuscita di questo film è ascrivibile alla complicità che si crea tra le due. 



[Fonte Wired.it]