Lo show è stato girato l’anno scorso nella nuova Cinecittà, integrando le riprese tradizionali con una profusione di effetti speciali (Peter Travers è tornato a collaborare con Emmerich in veste di supervisore degli effetti visivi e second unit director delle scene d’azione). La serie ricorre spesso e volentieri alla Cgi per ricreare le scene con gli animali – cavalli e leoni – ed è ricorsa a nomi italiani consolidati del settore per la creazione delle scenografie, dei costumi e di trucco e parrucco. Se la violenza abbonda e la sua messa in scena è realistica – i registi Emmerich e Marco Kreuzpaintner indugiano spesso nella sua sanguinaria rappresentazione ma senza esagerare – il destino di una manciata di personaggi è il vero traino dello show. Quello in cui riesce meglio la sceneggiatura – era lo stesso punto di forza di Spartacus – è la costruzione di figure umane e verosimili nei loro pregi e difetti, nei loro desideri e ambizioni, nei punti di forza e nelle debolezze.
THOSE ABOUT TO DIE — Episode 106 — Pictured: (l-r) Jojo Macari as Domitian, Tom Hughes as Titus — (Photo by: Reiner Bajo/Peacock)Peacock
Il titolo della serie riprende – ma nel farlo tronca opportunamente la celebre invocazione “Ave, Cesare, Morituri te salutant” (“Ave, Cesare, quelli che stanno per morire ti salutano“) controversialmente attribuita ai gladiatori in procinto di battersi nell’arena. Un preludio di morte? Non necessariamente. Rheon, il cui personaggio – il sadico Ramsay Bolton, in Game of Thrones – moriva karmicamente sbranato dai cani, non vuole affatto affatto che Tenax finisca tra le fauci dei leoni dell’Antica Roma: “Chi dice che preannunci necessariamente la disfatta di un personaggio? Un saluto non è sempre un addio“ ha commentato, “È vero, Tenax è dominato da un’implacabile ambizione che gli rende la vita incredibilmente stressante e pericolosa, ma merita di morire, anzi di male? La serie si chiama inequivocabilmente Those About to Die, ma gli auguro di morire di vecchiaia nel proprio letto!”