Il resto è un classico del genere supereroi eseguito con abilità: persone che non vogliono collaborare sono portate a formare con riluttanza un gruppo per far fronte a una minaccia gigante che lo necessita. La novità interessante è semmai Julia Louis-Dreyfus, attrice di eccezionali capacità che caratterizza benissimo un personaggio già visto e sempre più inedito, una Nick Fury egoista e arrivista che farebbe qualsiasi cosa per avere un gruppo di eroi da gestire e grazie al quale avere potere. La buona notizia è che questa trama classica è portata avanti con grazia e con una buona dose di divertimento ben gestito, e anche l’idea di questi eroi che sembrano gli impiegati di ultimo livello di un ufficio (mentre gli Avengers originali sono più paragonabili a funzionari) è accattivante. Non basta a raggiungere gli standard che la Marvel stessa aveva impostato, ma è un passo avanti immenso rispetto agli ultimi film. Uno nella strada giusta. Il merito tuttavia non è per niente degli attori scelti. Il casting, tolte alcune eccezioni, continua a essere un problema.
Se David Harbour è forse l’unico accordato con il tono del film, che sa come fare quello che deve fare, gli altri sono esattamente come i Thunderbolts, seconde scelte a tutti gli effetti. A differenza dei personaggi che interpretano però non riusciranno a trovare la forza di essere all’altezza di quelli che devono sostituire. Wyatt Russell non riesce mai a essere doppio, sia come cretino strumento del sistema, sia come essere umano complicato. Hannah John-Kamen ha un personaggio inconsistente che non riesce mai a rendere credibile e coerente. E Sebastian Stan, che entra in scena come Lorenzo Lamas o Chuck Norris in Delta Force, con una scena in moto grottesca proprio perché si capisce che vorrebbe essere molto fica, è completamente vuoto. La parte migliore, e per fortuna anche la più importante, ce l’ha Florence Pugh che, nonostante non abbia niente della coolness e del senso del pericolo di Vedova Nera, ha una grande potenza drammaturgica e recitativa. Inefficace nella prima parte d’azione, è cruciale nella parte drammatica. È credibile e questo è tutto in un film di gente che vola.