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martedì, Mar 31

Tiger King, perché rimarrete ipnotizzati da questa folle docuserie



Da Wired.it :

Joe Exotic, fondatore di uno zoo per grandi felini, è l’archetipo umano disperato e fuori di testa al centro di una storia di disagio, violenza e follia da cui non ci si riesce a staccare

Complice l’isolamento imposto dalla quarantena, negli Stati Uniti stanno impazzendo per Tiger King, assurda docuserie Netflix che racconta una storia vera ma che nemmeno il più fantasioso (e malato) degli sceneggiatori avrebbe potuto inventare. Tutto è ambientato nel mondo insospettabile che negli Stati Uniti raccoglie gli appassionati di grandi felini: difficile a immaginarlo ma è una comunità grande e molto appassionata, tanto che negli Usa ci sono più felini in cattività di quanti non ce ne siano in libertà in tutto il mondo. In particolare questi sette episodi raccontano le vicende di un personaggio pittoresco e insensato, non privo però di una sua drammatica e originale genialità, noto col nome di Joe Exotic. Gay perennemente vestito da cowboy glitterato, ossigenato e abbronzato, pieno di tatuaggi e piercing, una gamba acciaccata e armato fino ai denti, è il fondatore di uno zoo in Oklahoma dedicato a tigri e affini, su cui ha costruito un piccolo impero.

Quando i documentaristi Eric Goode e Rebecca Chaiklin si sono avvicinati anni fa a questa figura stravagante e flamboyant mai avrebbero sospettato che dietro la sua storia ce ne sarebbero state mille altre, prima fra tutte una dai risvolti malati e criminali: Joe è infatti attualmente in carcere per aver commissionato l’omicidio, poi mai realizzato, di Carole Baskin, attivista e fondatrice di Big Cat Rescue, organizzazione no-profit che si batte contro l’allevamento e lo sfruttamento a scopi di intrattenimento dei felini. L’acredine fra i due si sviluppa negli anni, partendo da piccole querelle a grandi accuse sui social network (fra le tante attività che amplificano l’ego smisurato di Joe c’è anche una virulenta e sboccata web tv), arrivando fino a cause milionarie e, appunto, a minacce di morte a un passo dalla realizzazione.

tiger king

Ma Tiger King sarebbe una delle tante serie true crime se raccontasse solo questo. In realtà scoperchia un universo inimmaginabile di disagio, depravazione, abiezione morale e megalomania. Il personaggio di Joe Exotic potrebbe riempire romanzi su romanzi: la sua fortuna è basata sul permettere alle persone di toccare da vicino e farsi le foto coi cuccioli felini (passione insana ma estremamente popolare, soprattutto ai tempi dei selfie), eppure il mantenimento di tutti questi animali apre un baratro di necessità economiche che alimenta un circolo vizioso di debiti, traffici illeciti e violenze inaudite sugli animali stessi; al contempo anche la vita personale dell’uomo si sviluppa fra eccessi e disagi, soprattutto per quanto riguarda i giovani uomini (non esattamente omosessuali) che lui riesce ad attirare: li rende dipendenti da lui, non solo per questo suo culto debordante di una personalità magnetica, ma anche attraverso mezzi infimi e amorali.

Joe è una figura sicuramente negativa, persona disturbata e disturbante, sfruttatore di animali ed esseri umani, iracondo e vanitoso, ossessionato dal farsi riprendere in continuazione in quel incessante reality che è la sua vita. Eppure s’intravede in lui un fondo di tenerezza, di fragilità spezzata. Ma non bisogna pensare che, appunto, sia tutto bianco e nero: la paladina animalista Carole Baskin, vittima della furia di Joe, nasconde a sua volta un passato complicato (la scomparsa misteriosissima di un marito milionario che la lascia ricchissima) e un presente pieno di dubbi: non è forse la missione ambientalista un altro modo per appagare il proprio ego e, in fondo, un altro metodo personalistico per sfruttare gli animali? La disfida fra questi due rivali si dipana fra contraddizioni e continue angherie, in cui eroi e antieroi si confondono. Insomma, non si salva nessuno.

Ma è tutto il sottobosco di personaggi che girano intorno a queste due figure polarizzanti che dà l’idea di un mondo che, ancora una volta, facciamo fatica a concepire: Joe si circonda di persone ai margini della società, ex galeotti, giovani dipendenti dalla metanfetamina, gente senza braccia, senza gambe, senza denti, una corte dei miracoli che racconta di un’America profonda, senza speranza, che si aggrappa a violenza (ma anche a dignità) per stare a galla. Non che il nuovo marito di Carole, uno che nel giorno del matrimonio si fa ritrarre vestito da tigre e portato al guinzaglio dalla moglie, spicchi per ordinarietà. E poi ci sono tutti gli altri grandi collezionisti di felini, non uno che non sia anche vagamente rivoltante: fra tutti Doc Antle, mentore di Joe che sembra aver messo su una specie di setta legata al suo zoo, in cui raccoglie schiave sessuali e persone disposte a lavorare incessantemente per star dietro ai suoi animali (Antle compare, come addestratore di tigri appunto, anche nella memorabile esibizione di Britney Spears ai Vmas del 2001).

Dal documentario emerge con chiarezza come l’amore per gli animali (o presunto tale) sia una specie di catalizzatore infallibile da parte di personalità bisognose di affermazione, che lo sfruttano per attirare a sé caratteri più fragili. Non solo, questi zoo surreali (man mano messi fuori legge dal governo federale) sono anche un motivo di successo clamoroso, poggiando sul desiderio delle persone di vivere avventure spicce e adrenaliniche: sfruttando questa sua popolarità evanescente, Joe Exotic si candiderà anche a presidente degli Stati Uniti e a governatore dell’Oklahoma, ovviamente con risultati disastrosi. Tutta questa autodistruzione inconsapevole, tutta questa smania di affermazione e di vendetta non appena qualcuno marca il proprio territorio sono tratti tragicamente universali, che rendono Joe Exotic (ma anche tutti i personaggi più o meno positivi, più o meno negativi che lo circondano) un archetipo umano al contempo incomprensibile e comprensibilissimo.

Sembra brutto da dire ma immergersi nel disagi esistenziali e sociali di Tiger King risponde a varie esigenze dello spettatore di oggi (e infatti già si pensa a una serie tv, fra i nomi interessati Edward Norton e Margot Robbie): c’è sicuramente una componente di voyeurismo morboso e di presunta superiorità rispetto a queste persone ai margini, ma c’è anche la volontà di affrontare le ombre più oscure, le contraddizioni più vivide, il baratro più imminente che alberga in ognuno. Alla fine della docuserie scoprirete che nei confronti di Joe Exotic, colpevole delle più immonde atrocità, si prova una specie di pietosa comprensione: è un personaggio larger than life come dicono gli americani, a cui nonostante tutto non si può negare un briciolo di controversa ammirazione. E alla fine si capisce che anche lui inizia a comprendersi e ad amarsi un po’, soprattutto quando capisce cosa ha negato, per tutti quegli anni, a dei poveri animali messi in gabbia, ore che l’anima persa in gabbia è proprio lui.

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[Fonte Wired.it]