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mercoledì, Gen 18

TikTok: come il social sta rivoluzionando la musica



Da Wired.it :

La musica è uno dei core business di TikTok fin da quando ancora si chiamava Musical.ly e raccoglieva appassionati di lip synch; a maggior ragione lo è oggi, con il lancio dell’ambiziosa piattaforma SoundOn che si propone di distribuire e promuovere gli artisti bypassando molte delle strutture già esistenti sul mercato. 

Si stima che attualmente il 67% degli utenti utilizzi regolarmente i suoi video brevi per scoprire e ascoltare nuovi brani e, considerando che si tratta di un miliardo e passa di persone, ciò non può che influenzare in maniera massiccia i trend, creando superstar là dove non esistevano o relegando nell’oblio nomi che fino a poco fa dominavano le classifiche. Per certi versi è un film già visto: in fondo tutte le innovazioni tecnologiche degli ultimi vent’anni hanno impattato notevolmente su ciò che ascoltiamo, e non solo su come lo ascoltiamo. TikTok, però, si è reso involontariamente responsabile di un’altra rivoluzione.

La nuova musica

In effetti basta ascoltare una qualunque playlist di hit virali per rendersi conto di un fatto banale: quasi tutte le canzoni che ottengono questo tipo di successo presentano caratteristiche simili. L’intro strumentale ormai è quasi inesistente: gli utenti di TikTok hanno finito per considerare quelle poche battute che precedono il cantato come una perdita di tempo, e a incontrare la loro preferenza sono le tracce in cui la performance vera e propria inizia subito. Vedi il caso di Bel Mercy di Jengi, che mentre scriviamo è alla n°1 della classifica Viral 50 Italia di Spotify. Sono superflui anche la seconda strofa della canzone, gli assoli o le eventuali variazioni successive: ciò che rende davvero famoso un brano è il cosiddetto viral moment, il breve frammento che diventa virale sui social, e tutto il resto diventa quasi ridondante. Un perfetto esempio è costituito da La dolce vita di Fedez, Tananai e Mara Sattei, in cui c’è di fatto una sola strofa (quella di Tananai), mentre il ritornello viene ripetuto pressoché identico per ben tre volte, occupando la gran parte dei 3′ 07” della canzone. 

Il dato più anomalo 

Al momento la maggior parte delle composizioni virali sono frazionabili in frasi musicali da 10/15 secondi, ovvero la durata media di un video di TikTok. Più un ritornello può essere comodamente contenuto in una breve clip (magari creando uno slogan a effetto o una melodia perfetta per un balletto), più le possibilità che venga ripreso dal popolo dei creator aumentano: come conseguenza, le canzoni più popolari tendono ad avere sempre gli stessi BPM, cioè lo stesso ritmo, lo stesso tempo, la stessa cadenza. E sono notevolmente più brevi. Tutto ciò non accade necessariamente per moto spontaneo degli artisti: spesso sono le loro case discografiche a invitarli a sperimentare in questa direzione, nella speranza di intercettare una platea di giovanissimi ascoltatori la cui soglia dell’attenzione è sempre più bassa e volatile negli ultimi anni. Numerose pop star internazionali – tra cui Halsey, Charli XCX e Charlie Puth – si sono più volte lamentate di subire pressioni dall’alto per creare non più canzoni, ma contenuti ad hoc per TikTok, e di non sentirsi liberi nella loro creatività. 

O tempora, o mores!

Ma la vera (e più inquietante, in un certo senso) rivoluzione non riguarda tanto la musica recente, quanto quella d’annata. Sulle varie piattaforme vi sarà senz’altro capitato di imbattervi in tracce famosissime degli anni ’80, ’90 e 2000 che in calce al titolo contengono la dicitura sped up. Schiacciando il tasto play risultano in tutto e per tutto identiche all’originale, se non per un piccolo particolare: sono state accelerate da un software apposito. Tipicamente, quello che succede è che un creator decide di velocizzare un brano per poterne includere una porzione maggiore in un video breve: quando la clip diventa virale, la versione della canzone a cui gli utenti si affezionano è quella velocizzata. È successo di recente a Lady Gaga, la cui hit Bloody Mary del 2011 è diventata un trend dopo una serie di balletti virali a tema Mercoledì Addams che includevano una versione sped up del brano. Ma potenzialmente potrebbe succedere perfino ad Elvis Presley – anzi, potremmo dire ad Alvin Presley, dato che l’accelerazione conferisce uno spiacevole timbro alla Chipmunk ai cantanti. 

Il dilagare delle versioni sped up – che gli appassionati hanno identificato in un nuovo genere musicale a sé stante, il cosiddetto nightcore – ha generato una sorta di effetto-valanga sul mercato. Le playlist tematiche e i canali specializzati su Spotify, come il seguitissimo Sped Up Viral , si moltiplicano ogni giorno, e molte case discografiche si stanno addirittura attrezzando per remixare i loro cataloghi in chiave accelerata, con grandi vantaggi economici: “Anziché spendere 50.000 dollari in un remix fatto da un dj superstar, con cifre relativamente basse otteniamo molto più ritorno e visibilitàha dichiarato di recente alla rivista Billboard Nima Nasseri, dirigente di Universal a livello mondiale. Cosa ne pensino gli artisti oggetto di tali manipolazioni sonore ancora non ci è dato di sapere, perché nessuno sembra essersi ancora espresso nettamente pro o contro, ma senz’altro il dibattito è solo agli inizi.



[Fonte Wired.it]