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sabato, Mag 27

Tim non dovrà più garantire il servizio | Wired Italia



Da Wired.it :

La cabina telefonica è come un monolite che spunta dal cemento, retaggio di un un’epoca che non esiste più, ci siamo sempre chiesti che cosa ci facesse ancora lì, nel tempo della comunicazione a portata di smartphone. Parliamo ovviamente dei pochi esemplari rimasti che, semplicemente, dovevano esistere per obblighi di legge, essendo Tim obbligata a garantire il servizio pubblico. Anche se non li usava praticamente più nessuno.

Agcom si è espressa

La notizia è che l’obbligo è venuto meno con una consultazione pubblica tenuta dall’autorità garante Agcom, che ha trovato parere positivo da parte di tutti gli operatori. Ciò vuol dire che progressivamente le 16mila cabine telefoniche ancora presenti in alcuni paesini e quartieri cittadini saranno smantellate. Faranno eccezione quelle che si trovano in ospedali, caserme, carceri e nelle zone in cui non è disponibile la rete mobile, dal momento che secondo la direttiva Agcom svolgono ancora un ruolo di pubblica utilità.

Anche se i nostalgici saranno già impegnati a scorrere i ricordi legati alle cabine telefoniche, è indubbio che i più giovani, probabilmente, non ne hanno nemmeno mai vista una, dato che in molti comuni sono già state eliminate da svariati anni. Uno studio condotto qualche anno fa ha svelato come il 12% degli italiani non abbia mai usato una cabina telefonica, ed è molto probabile che la percentuale sia aumentata con il passare del tempo. Tim ha una mappa dove trovarne una, se volete concedervi un selfie con gli ultimi esemplari che da qui a poco scompariranno dalla nostra geografia urbana (ed emozionale).

Storia delle nostre cabine

La prima cabina telefonica pubblica in Italia fu installata il 10 febbraio 1952 a Milano. Fu esattamente in quel giorno che la concessionaria nazionale Stipel pose la sua prima “pietra” in Piazza San Babila, dando così avvio a un processo che in poco tempo avrebbe portato alla comparsa di migliaia di cabine in tutto lo Stivale. Una novità rivoluzionaria se pensiamo che fino a quel momento i telefoni pubblici esistevano soltanto all’interno di edicole, bar e ristoranti, o nei cosiddetti PTP, i Posti Telefonici Pubblici. La comparsa delle prime cabine pubbliche avvicinò così l’Italia a Inghilterra e Stati Uniti d’America, dove questo tipo di postazioni era stato inaugurato già nel primo decennio del Novecento.

Apparecchi che negli anni hanno cambiato spesso versione, passando dai primi telefoni con combinatore a disco a quelli a tastiera, dai telefoni U+I (urbane più interurbane) ai G+M (gettoni e monete), dall’appariscente Rotor (del 1989) al più moderno e tecnologico Digito (del 2002), il primo a permettere di pagare una telefonata in cabina utilizzando degli euro. Fino ad arrivare addirittura al primo impianto telefonico pubblico dotato di touch screen e connessione a internet, sperimentato per la prima volta a Torino nel 2012, con l’obiettivo di dare la possibilità ai cittadini di telefonare, inviare sms ed e-mail e usare diverse applicazioni direttamente da una cabina telefonica.

L’esperienza inglese

Chissà che qualche cabina non sarà risparmiata e riadattata ad altri usi, come è successo con alcune cabine inglesi, le “Red Telephone Box”. Questo grazie all’iniziativa ancora in corso di British Telecom “Adopt a Kiosk”, che ha permesso di salvare più di 6mila cabine rosse in disuso, sottraendole alla distruzione, e trasformate in librerie, info point pubblici, defibrillatori o addirittura diventate piccole gallerie d’arte in cui si espongono le opere di artisti locali.



[Fonte Wired.it]