Al numero 46 di Rue Louis-J.-Chevrolet, a La Chaux-de-Fonds convivono due delle più importanti aziende del Gruppo Swatch: ETA SA Manufacture Horlogère Suisse e Nivarox-FAR SA. La prima sviluppa e produce i movimenti — il cuore meccanico dell’orologio — tra cui il calibro solare al quarzo F06.615; la seconda è specializzata nei componenti regolatori di altissima precisione, come spirali, bilancieri e — in questo caso — nell’innovativa tecnologia Lightmaster Solar, integrata nel vetro zaffiro dell’orologio. Grazie a loro, Tissot PRC 100 Solar afferma una visione precisa: la tecnologia deve servire il design, non condizionarlo. E la luce diventa materia prima.
La luce al di sopra di tutto
Fino a oggi, le tecnologie solari nell’orologeria hanno sempre chiesto un compromesso. Il pannello fotovoltaico — nero, grigio, visibile — era un elemento da accettare, da incastonare con discrezione sotto il quadrante o, nei casi più audaci, sulla corona o al bordo della cassa. Tissot ha rovesciato il tavolo: nel PRC 100 Solar, l’assorbimento dell’energia solare avviene attraverso il vetro zaffiro stesso. Non più un compromesso, ma una fusione.
Il segreto sta in una cella solare microscopica, con struttura a nido d’ape, capace di assorbire sia la luce naturale sia quella artificiale. Un colpo da maestro che ha richiesto anni di ricerca e precisione al micron. Il risultato? Una superficie pulita, trasparente, cristallina. Il quadrante torna a essere un campo di libertà estetica.
Dentro la fabbrica della luce
La nostra visita all’interno del sito produttivo ha svelato una microcoreografia in cinque atti, distribuita su qualche centinaio di metri quadrati. Il processo inizia con il deposito di strati sottilissimi di materiale fotosensibile, continua con la strutturazione della superficie tramite tecniche litografiche e incisioni laser, prosegue con la perforazione e il taglio su misura, per concludersi con controlli di qualità minuziosi, uno a uno, vetro per vetro.
A partire da una lastra di vetro di 5 pollici, si depositano tre strati principali: uno strato conduttivo trasparente all’ossido di zinco (lato positivo), un sottilissimo strato di silicio amorfo (assorbitore) e uno strato metallico (lato negativo). Attraverso incisioni laser e processi di fotolitografia si ricavano i classici esagoni trasparenti, che rendono la cella visivamente discreta pur mantenendola attiva. Ogni strato ha uno spessore infinitesimale: si parla di decine di nanometri, meno di un granello di sabbia.
Alla fine del processo si applica un film protettivo, si tagliano le celle al laser e ogni elemento viene sottoposto a controlli elettrici e visivi in condizioni di luce minima, media e piena esposizione. Durante la visita, gli ingegneri di ETA ci hanno anche mostrato un esemplare privo di accumulatore: sotto la luce di una lampada led, le lancette si muovevano regolarmente. Una prova concreta che le celle solari integrate nel vetro generano energia sufficiente per azionare il movimento in tempo reale.