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sabato, Lug 27

Tormentoni estivi, 10 meteore degli anni Ottanta e Novanta


La storia del tormentone estivo è piena di meteore, che sono arrivate, hanno brillato un’estate o due e poi sono sparite. Chi di voi li ricorda? E quali altre meteore ricordate?

Quale sarà il tormentone dell’estate? Dopo avervi presentato dieci candidati al posto di canzone dell’estate 2019, ben sapendo che potremmo aver mancato un possibile vincitore che potrebbe farcela partendo dalle seconde file. Ma l’estate non è solo canzoni uscite quest’anno. Ogni volta che arriva la bella stagione è sempre un tirare fuori dalla valigia dei ricordi anche brani del passato. Se in una canzone c’è “Summer” o “Estate” o “Mare” va bene tutto. Ma poi, o perché la radio li rimanda, o perché ce li hai in testa tu, perché ti ricordano quella serata, quella ragazza, quei tuoi amici con cui ti divertivi, ecco che ti torna in mente quel tormentone del passato. A proposito di amici, in quante estati della nostra vita abbiamo avuto accanto dei cantanti, così assidui da essere diventati dei compagni di viaggio, che poi abbiamo dimenticato uno o due anni dopo? La storia dei tormentoni estivi è piena di meteore, che sono arrivate, hanno brillato un’estate o due e poi sono sparite. Chi di voi li ricorda? E quali altre meteore ricordate?

People From Ibiza, di Sandy Marton (1984)

C’era una volta Claudio Cecchetto che, molto prima di aver sfiorato la carica di sindaco di Misano, e poco dopo aver lanciato una canzone come Gioca jouer, scopriva e produceva talenti in serie. Uno di questi è Sandy Marton, inconfondibile simbolo delle estati degli anni Ottanta e dei Festivalbar, capello biondo lungo e fluente e immancabile tastiera a tracolla come una chitarra. Canzoni rigorosamente in inglese, nome d’arte anche, in realtà Alexandr Marton è croato, nato a Zagabria: simbolo dell’Italo Disco di quegli anni, e lanciato da Cecchetto, prima con il nome di Mr. Basic, sfonda definitivamente nel 1984 con People From Ibiza.

Non balla per un’estate sola, ma per due o tre con Camel By Camel, Exotic And Erotic, White Storm In The Jungle. Destinato ad essere una meteora degli anni Ottanta, nel 1998 partecipa appunto a Meteore, lo show di Italia 1, ma da inviato, andando a fare uno scoop clamoroso: ad Hammamet a scoprire Bettino Craxi… Nel 2005 ha partecipato a L’isola dei famosi. Ma la sua isola rimane Ibiza. È ancora lì che vive, felicemente single, insieme al suo cane.

Neverending Story, di Limahl (1985)

Questa è facile. Perché, anche se ha trent’anni, Neverending Story è la canzone del momento. Non era neanche uscita d’estate, ma forte del successo del film omonimo, e di un martellamento continuo, era arrivata fino alla bella stagione di quel 1985. Oggi, la stanno canticchiando tutti perché è apparsa nell’ultima puntata della terza stagione di Stranger Things, diventando immediatamente un cult, complice anche il nostro amore per Dustin. Il momento è memorabile e assicurerà ancora una lunga vita alla canzone e corposi diritti d’autore ai suoi creatori. Tra cui c’è il nostro Giorgio Moroder che, sui testi di Keith Forsey, la scrisse per il famoso film di Wolfgang Petersen, da noi noto come La storia infinita.

Al secolo Chris Hamill, nato a Pemberton, vicino Manchester, Limahl è stato il leader della band Kajagoogoo, anche loro famosi per una sola hit, Too Shy, del 1983. Dopo Neverending Story, il successo andrà a scemare, ma non in dove, con Love In Your Eyes, vincerà Azzurro ’86 organizzato da Vittorio Salvetti. Dopo di che vivrà un certo declino, testimoniato da una famosa foto che lo vedeva uscire da un ufficio di collocamento. A fine anni Novanta, con il revival anni Ottanta ancora in atto, Limahl è tornato ad esibirsi (con una parrucca che riprendeva la sua acconciatura dell’epoca). E, negli anni Duemila, dopo due reality show musicali, è scattata l’immancabile reunion dei Kajagoogoo. Neverending Story, intanto, è anche un tormentone dell’estate 2019.

Tarzan Boy, di Baltimora (1985)

L’estate del 1985 non si sentiva altro. Parliamo del coro di Tarzan Boy, che voleva evocare il famoso urlo di Tarzan. Il progetto che portò al successo quella canzone si chiama Baltimora, che tutti abbiamo identificato come un cantante solista, un ragazzo con i capelli rossi e ricci e gli occhi azzurri. In realtà lui era il cantante e ballerino britannico Jimmy McShane (prematuramente scomparso nel 1995 a causa dell’Aids), ma dietro a lui c’erano Maurizio Bassi e Naimy Hackett, autori delle canzoni, e il primo anche cantante, ma solo in studio.

In quegli anni capitavano spesso cose del genere. Quando Bassi incontrò McShane, questi aveva perso le sue velleità artistiche, e aveva iniziato a lavorare come paramedico alla Croce Rossa irlandese. Perfetto frontman, ma meno convincente alla voce, pare che, almeno inizialmente, non cantasse lui. Altro esempio di Italo Disco di quegli anni, Tarzan Boy entrò in classifica anche negli Stat Uniti, fu usato per spot della Coca-Cola, e da Seth MacFarlane nel film Un milione di modi per morire nel West. L’ abbiamo ascoltata anche in una puntata di Suburra – La serie. Woodie Boogie e Key Key Karimba, le canzoni che seguirono, ebbero ancora un discreto successo. Maurizio Bassi, poi, avrebbe vinto nel 1989 la Targa Tenco per la canzone, Se me lo dicevi prima, scritta con Enzo Jannacci.

Run To Me, di Tracy Spencer (1986)

Uno degli scoop di Marton a Meteore era stata lei, un’altra creatura di Claudio Cecchetto, che aveva scovato a Londra. Tracy Spencer, al secolo Louise Tracy Freeman, nata a Londra, è indissolubilmente legata all’estate del 1986 e alla canzone Run To Me, vincitrice del Festivalbar. L’avevamo già vista, insieme a Moana Pozzi, con una comparsata nel film A tu per tu, con Johnny Dorelli e Paolo Villaggio, nel 1984, e in un cameo ne L’allenatore nel pallone. Ma è con la carriera di cantante che decolla, con un nome d’arte pensato da Gerry Scotti e Claudio Cecchetto invertendo il nome e cognome del famoso attore Spencer Tracy.

Scritta da Graziano Pegoraro, Romano Bais e Ray Foster, Run To Me era già stata interpretata da quest’ultimo nel 1985, ma senza successo. In nel 1986, nella versione di Tracy Spencer spodestò Madonna (Live To Tell) dal n.1 della hit parade (ma la cantante americana si riprese il primo posto una settimana dopo con Papa Don’t Preach), ma non ebbe successo nel resto d’Europa. La bella Tracy continuò con Love Is Like A Game, un brano scritto da Ivana Spagna, altra protagonista di quelle estati, e Take Me Back. Nel 1988 è tornata a Londra, dove si è stabilita, dopo essere stata in California e ad Amburgo, e avere avuto due bambini. È stata spesso ospite a I migliori anni.

Touch Me, di Samantha Fox (1986)

Per gli adolescenti dell’epoca quell’estate del 1986 significava essere messi a dura prova. C’era Madonna, che a quell’epoca non si discuteva. Da Londra, ma via Milano, cioè Claudio Cecchetto, era arrivata Tracy Spencer. E poi c’era lei, bionda, piccola e burrosa mentre la Spencer era di colore, atletica e longilinea: parliamo di Samantha Fox. Una ragazza inglese che (negli anni Ottanta capitava anche questo), prima di diventare cantante, era una modella della pagina 3 del Sun, quotidiano popolare che, in terza pagina, pensava bene di mettere ragazze in topless.

Provocante già a partire dal fisico, Samantha Fox si presentava con una canzone inequivocabile, Touch Me (I Want Your Body), un brano pop, ammiccante e con venature rock. Samantha avrà successo con altre canzoni, come Do Ya Do Ya (Wanna Please Me) e Nothing’s Gonna Stop Me Now, poi scomparirà dai radar. Ma ha continuato comunque a fare musica. Nel 2010 anche con un duetto con l’altra maggiorata del periodo, la nostra Sabrina Salerno, con una cover di Call Me dei Blondie. Nel 2003 ha deciso di dichiarare, senza più paure di deludere i fan, l’amore per la sua compagna Myra Stratton, che è venuta a mancare qualche anno fa per un tumore.

Lambada, dei Kaoma (1989)

Gli anni Ottanta stavano finendo, e gli anni Novanta erano agli albori. Il tormentone Italo Disco o technopop era un po’ in declino, e si faceva strada la teoria che d’estate si dovesse ascoltare e ballare la temuta musica latina. I Kaoma arrivavano dal Brasile e dalla Francia e portavano questa danza, la Lambada, in teoria molto sensuale da ballare, muovendo il bacino e stando molto vicini al partner. Tormentone designato dell’estate 1989, e tormentone fu. In realtà, la Lambada, intesa come canzone, era un plagio del brano Llorando se fué del gruppo Boliviano dei Los Kjarkas. Che non ne avevano autorizzato l’utilizzo, portarono i Kaoma in tribunale, e vinsero. A proposito di plagi, l’anno dopo Anna Oxa portò a Sanremo Donna con te, un brano che somigliava davvero tanto alla Lambada (e i Kaoma furono abbinati proprio a lei), e qualcuno parlò di plagio anche lì. La canzone seguente dei Kaoma, originalissima, si chiamava Dancando Lambada. Il ballo divenne celebre, e ispirò anche due film, andati malissimo. La carriera dei Kaoma, ufficialmente, si chiude nel 1992. Molti anni dopo, nel 2011, Jennifer Lopez campionerà una parte del pezzo per una sua canzone, On The Floor.

What Is Love, di Haddaway (1993)

Facendo zapping nelle sere d’estate, ogni anno, capita di imbattersi nel film Piccolo grande amore, dei Fratelli Vanzina, con un giovanissimo Raoul Bova. Una delle canzoni che compaiono nel film è una hit estiva di quell’anno, che era anche la sigla del Festivalbar: What Is Love di Haddaway, ovvero Alexander Nestor Haddaway, cantante di Trinidad, figlio di un oceanografo e di una infermiera, trasferitosi poi a Colonia. What Is Love, canzone simbolo dell’estate del 1993, è il suo successo più grande. Dopo il quale ha continuato a fare musica, ma senza più grandi successi. E tornando qua e là in alcuni reality e show nostalgici, come il nostro I migliori anni. Interessante la collaborazione con Dr. Alban, un altro esponente della Eurodance degli anni Novanta, con il pezzo I Love The 90s, “amo gli anni Novanta”. E come potrebbe essere altrimenti? Mentre il testo della sua canzone simbolo è diventato un meme su Facebook, oggi vive a Kitzbühel, ridente città montana del Tirolo, in Austria.

Would I Lie To You, di Charles And Eddie (1993)

Ma in quell’estate del 1993, oltre a What Is Love, c’era un’altra canzone che non ci dava pace. Era Would I Lie To You, del duo americano Charles And Eddie, al secolo Charles Pettigrew e Eddie Chacon. Per essere un tormentone estivo, si tratta di un pezzo piuttosto raffinato, un brano soul vicino al suono Motown degli anni Sessanta. Allegro e orecchiabile, fresco come una serata estiva, ha dimostrato la sua qualità vincendo, nel 1993, due Ivor Novello Award. Dopo il singolo I Would Stop The World per il film Super Mario Bros, e due album, Duophonic e Chocolate Milk, nel 1995 la carriera del duo si ferma. Nel 2001 Pettigrew è venuto a mancare a cause di un tumore. E Chacon ha vissuto in vari paesi, negli States, nel Regno Unito e in Danimarca.

Lemon Tree, dei Fool’s Garden (1996)

Per la serie “tormentone, ma di un certo livello” c’è anche questa Lemon Tree, che ci ha allietato tante serate estive nel 1996, con quella sua atmosfera pop tipicamente inglese. Perfetta, se non fosse che… i Fool’s Garden erano tedeschi. Per chiare ragioni fonetiche ora non vi diremo i loro nomi, ma la band era attiva dal 1993 e l’album contenente Lemon Tree, Dish Of The Day, era del 1995. Erano anni in cui spopolava il Britpop, la nuova ondata di rock inglese, quella di Blur, Oasis, Supergrass, Elastica, che si rifaceva al rock inglese degli anni Sessanta, quello dei Beatles e dei Kinks, e i Fool’s Garden suonavano così “inglesi”. D’altra parte, i tedeschi, quando ci si mettono, sanno fare tutto: come il post punk con Nena, e il metal con gli Scorpions. In Italia Lemon Tree ha vissuto anche sull’onda lunga di uno spot che pubblicizzava un noto liquore, ovviamente al limone. Spariti dai radar dopo quell’estate, i Fool’s Garden risultano attivi fino al 2012.

Mambo No. 5, di Lou Bega (1999)

Anche Lou Bega, vero nome David Lubega, incredibile ma vero, arriva dalla Germania, anche se ha origini italiane e ugandesi. Lou Bega segue quella legge non scritta per cui una canzone che esce l’estate deve avere ritmi e sapori latini, e così lancia questo pezzo, che poi è meno stupido di quello che sembra. Mambo No. 5 è una cover, cantata, del brano strumentale del 1952 di Perez Prado, famoso musicista cubano. Sula partitura originale, Bega ha inserito un testo goliardico pieno di nomi di donne (Monica, Erica, Rita, Sandra). E la canzone è diventata una sorta di inno sportivo, e utilizzata anche come sigla di programmi di sport. Dopo questa hit, ha avuto un discreto successo anche la sua I Got A Girl, mentre un’altra operazione ambiziosa, Baby Keep Smiling, un duetto con Compay Segundo, è stata un flop. Ma Lou Bega appare anche in un videogame, Tropico, in cui i giocatori possono scegliere il suo personaggio come dittatore… Dopo anni in cui non la sentivo, mi è capitato di sentire Mambo No. 5 come musichetta in una di quelle giostrine per bambini che vanno a gettone.

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