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martedì, Dic 24

Torna al cinema Lupin e per la prima volta in digitale, sarà ancora magia?


Le voci non saranno le stesse, ma il trailer, che mostra il ritmo e l’azione della serie animata che segnò una generazione, lascia ben sperare

Per chi come me è stato bambino negli anni Settanta e ha concluso gli Ottanta a un passo dalla maggiore età, Lupin III, è più di un semplice cartone animato. È un universo narrativo ricco di personaggi, humor e con un suo stile preciso che ha segnato l’immaginario di una generazione. Questo manga, ideato nel 1967 da Kazuhiko Katō, conosciuto con lo pseudonimo di Monkey Punch, ispirato al Lupin del romanziere Maurice Leblanc, ha conquistato il pubblico italiano non appena la sua versione animata è approdata sui nostri schermi, nel 1979. IGN lo ha eletto il quindicesimo miglior personaggio manga di tutti i tempi e in effetti si tratta di un personaggio davvero ben articolato, non solo caratterialmente, anche dal punto di vista biografico. Nipote del Lupin dei romanzi, il suo celebre nonno compare ogni tanto in forma di fantasma o immagine nostalgica nel corso del cartone animato.

Lupin ispirava un’istintiva simpatia nello spettatore perché nonostante le innumerevoli abilità, l’astuzia geniale, la capacità di travestirsi e nel maneggiare armi, dimostrava senza problemi le sue debolezze, come l’amore per Fujiko Mine, donna bella, anche lei ladra, che gettava immancabilmente nel ridicolo il nostro. Il segreto del successo di Lupin stava nei suoi tic caratteriali, in quella ripetizione degli schemi che ne costituiva la macchina narrativa seriale: Lupin non riusciva mai a sedurre Fujiko così come l’ispettore Zenigata non riusciva mai ad arrestarlo in via definitiva. C’erano poi dei personaggi di contorno potentissimi: Goemon, discendente di una famiglia di ladri, spadaccino imbattibile, rappresentante della tradizione tanto quanto Lupin lo era della rottura di ogni regola; Jigen di cui raramente si scorgevano gli occhi, coperti da un cappello, e dalla mira infallibile; Zenigata l’instancabile ispettore, simbolo di un Giappone ligio al dovere e alle regole fino al masochismo eccetera. Chiudeva il tutto una colonna sonora bellissima, specie quella della prima versione, ovvero del Lupin in giacca verde e la sigla Planet O, cantata dai Daisy Daze and the Bumble Bees, un brano che i bambini di allora ignoravano – e, probabilmente neppure i loro genitori – avesse riferimenti sadomaso, ispirata com’era al romanzo erotico Histoire d’O.

Ciò che rendeva memorabile il primo Lupin, era anche un certo cinismo, una “cattiveria sana” del personaggio che si è persa progressivamente nel tempo, insieme al cambiamento cromatico delle giacche (il Lupin in giacca rosa non è più Lupin). Oggi sappiamo che il 27 febbraio del 2020, Lupin sarà per la prima volta in digitale nei nostri cinema, col film Lupin III – The First, per la regia di Takashi Yamazaki, distribuito da Anime Factory, etichetta proprietà di Koch Media. Purtroppo i doppiatori non saranno quelli della primissima serie, Le avventure di Lupin III. Nel caso di Lupin sarebbe stato impossibile dato che il doppiatore storico Roberto Del Giudice ci ha lasciati nel 2007. Per le altre voci, noi bambini e adolescenti degli anni Settanta e Ottanta dovremmo fare uno sforzo non indifferente per prendere le distanze da quel tempo mitico e calarci in un prodotto che però, almeno a giudicare dal ritmo serrato del trailer, si fa erede della prima serie animata.

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