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sabato, Ott 24

Torna Borat, 5 cose che non ricordate (perché, forse, avete preferito dimenticarle)



Da Wired.it :

Il comico londinese Sacha Baron Cohen riporta sullo schermo l’oltraggioso giornalista kazako in un film sequel disponibile da oggi, 23 ottobre, su Amazon Prime Video. Ovviamente il suo bersaglio è l’America di Trump

Molti se lo ricordano per il succinto costumino fosforescente. In realtà, quando è uscito nel 2006, Borat (o meglio, Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan) è stato un successo molto più serio di quanto possiamo pensare, guadagnando oltre 260 milioni di dollari al botteghino e aggiudicandosi una candidatura come Miglior sceneggiatura originale agli Oscar, nonostante le immancabili polemiche. Tutto merito di Borat Sagdiyev, l’improbabile giornalista kazako che è uno dei formidabili personaggi del camaleontico comico britannico Sacha Baron Cohen. Da oggi, 23 ottobre, su Amazon Prime Video arriva Borat: Subsequent Moviefilm – Seguito di film cinema: Consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan, che torna a prendere di mira la società americana.

1. Le origini

Dalla fine degli anni ’90, Baron Cohen sperimentò alcuni personaggi di origine slava o balcanica, come Alexi Krickler (moldavo) e Kristo Shqiptari (albanese), i quali – praticamente identici nel look e nei modi – diedero poi vita a Borat, che fece invece il suo debutto all’interno del popolarissimo Da Ali G Show. È qui che il comico, dal 2000 al 2004, ottenne la fama internazionale. In ogni episodio, Borat intervistava ignari passanti con il suo modo di fare assurdo e oltraggioso, e le interviste erano mandate in onda con immagini volutamente sgranate per far intendere che provenissero da una tv del secondo mondo. Borat è costruito come una rappresentazione estremamente stereotipica dell’Est Europa, descritto come una persona sboccata che parla un cattivo inglese e vive in un villaggio rurale dove si invecchia precocemente, si praticano incesti, accoppiamenti con animali, si rinchiudono in gabbia i disabili… Lui stesso esprime posizioni sempre politicamente scorrette e va contro ogni tabù, e questo diventa uno strumento comico per superare ipocrisie e luoghi comuni vari.

2. Il primo film

Dopo un piccolo e ancora una volta controverso cameo nel film Ali G Indahouse del 2002, Borat diventa finalmente il protagonista di un suo film nel 2006. Nello stile consueto di Baron Cohen, si tratta di un mockumentary, ossia un finto documentario studiato per mettere in scena situazioni assurde oppure per istigare particolari reazioni nelle persone con cui si confronta. Insieme al produttore Azamat Bagatov e a una gallina da compagnia, il giornalista lascia il Kazakistan per esplorare quella che secondo lui è la più grande nazione del mondo, gli “US and A”. Arrivato a New York assiste a una replica di Baywatch e decide che Pamela Anderson deve essere la sua nuova moglie, quindi le dà la caccia ovunque. Intanto assiste a un incontro  di femministe, un rodeo texano, una confraternita universitaria… in ciascuna di queste occasioni causa rabbia a disagio per le sue osservazioni fuori luogo, soprattutto razziste e antisemite (Baron Cohen stesso è ebreo). Fallito l’inseguimento di Pamela Anderson, Borat si mette con la prostituta Luenell e insieme tornano in Kazakistan.

3. Le polemiche

Prima e dopo l’uscita, Borat fu travolto da una quantità impressionante di polemiche e critiche. Le reazioni iniziali più furiose vennero proprio dalle autorità kazake, offese da una rappresentazione falsa e stereotipata della cultura del paese; in seguito, però, il film uscì anche lì e alcuni ministri del governo di allora ammisero che il Kazakistan in questo modo era stato comunque al centro dell’attenzione del mondo. Per la volgarità, le scene di nudo e il linguaggio osceno, invece, fu censurato e mai diffuso nella maggior parte dei paesi arabi, eccetto Libano ed Emirati. La pellicola e i suoi autori furono anche accusati di promuovere l’odio contro le popolazioni Rom che abitano il villaggio di Glod, in Romania, utilizzato come set per le scene ambientate in Kazakistan: gli stessi abitanti fecero causa alla produzione dicendosi ingannati e vilipesi. Inoltre, molti degli ignari partecipanti al film fecero causa alla produzione, alcuni sostenendo di aver perso il lavoro o di aver subito ingenti danni morali dopo la loro partecipazione. Anche Anderson dichiarò a un certo punto che Borat fu una delle cause del suo divorzio dall’allora marito Kid Rock.

4. Il sequel

Nel 2007 Baron Cohen dichiarò che il personaggio di Borat sarebbe andato in pensione, anche se comparve poi in alcuni spot promozionali per i suoi film successivi. Numerosi avvistamenti del comico travestito da giornalista kazako, iniziati nel 2019 e moltiplicatesi nei mesi della pandemia nel 2020, hanno portato molti a immaginare un ritorno. Lo scorso settembre, infatti, è stato annunciato che un nuovo film era stato girato in segreto e che avrebbe debuttato grazie ad Amazon Studios. Ben 14 anni dopo la prima pellicola e alcuni anni in carcere per aver portato ignominia alla patria, Borat torna negli Stati Uniti in un momento di grandissima tensione, sia per la diffusione del coronavirus sia per le imminenti elezioni. Il suo obiettivo, in realtà, è quello di offrire una delle figlie Tutar (interpretata dall’attrice bulgara Maria Bakalova) come dono al vicepresidente Pence. Sebbene molto più riconoscibile che nel 2006, Borat riesce nel mentre a giocare brutti scherzi ai vari americani che incontra sulla sua strada, ancora una volta rivelandone il bigottismo, la violenza verbale e le posizioni reazionarie.

5. Il caso Giuliani

Fra le poche scene di Borat: Seguito di film cinema di cui abbiamo anticipazioni e descrizioni, ce n’è una che ha già fatto parlare parecchio di sé negli Stati Uniti. È quella che ritrae l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani steso su un letto di una stanza d’albergo mentre armeggia con i suoi pantaloni di fronte all’attrice che interpreta Tutar, che gli era stata presentata come una giornalista. A quel punto Borat irrompe nella stanza urlando che la ragazza ha 15 anni ed è quindi “troppo vecchia” per Giuliani. La dinamica di quel momento non è molto chiara, ma l’Hollywood Reporter, per esempio, sottolinea come è stata chiaramente orchestrata per mettere in imbarazzo il politico repubblicano, che da parte sua si è difeso dicendo che si stava semplicemente sistemando il microfono agganciato alla vita. Secondo altre ricostruzioni, nel film si vede come la finta giornalista (a cui Giuliani non chiede l’età) insista per appartarsi e lui a un certo punto ceda. Insomma, un caso di grave imbarazzo politico più che altro, significativo in quanto Giuliani è consigliere personale di Trump e di sicuro utile a far parlare del film.

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[Fonte Wired.it]