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sabato, Mag 30

Tornare a leggere Dante per uscire a riveder le stelle



Da Wired.it :

Tra allegorie politiche e visioni infernali, viaggi difficoltosi fra mondi e momenti di speranza perfetti per la nostra fase 2, oggi celebriamo il compleanno del poeta con alcune opere e iniziative che ne celebrano la grandezza

In questi giorni – una data certissima non l’abbiamo, e potremmo dire anche oggi, 30 maggio – si celebra il compleanno di Dante Alighieri, l’autore della Commedia. Da poco è stato poi istituito il Dante Day, all’italiana Dantedì. Circostanze che hanno invogliato un revival dantesco non indifferente, espresso negli anni attraverso parodie, riscritture, richiami – dai poeti modernisti come T. S. Eliot fino ai bestseller come quelli di Dan Brown – per non parlare dei tentativi un po’ goffi di portare Dante sul grande schermo. Ma cosa ci insegna oggi l’opera dantesca, a noi tutti che speriamo faticosamente di riveder le stelle dopo l’inferno-limbo della pandemia? E quali sono i libri e le opere che andrebbero letti o riletti per riscoprire le sue tracce, e visioni anche politiche?

Il poeta visse in un’epoca, come sappiamo, tormentata politicamente tanto quanto la nostra modificata dall’emergenza, ma in cui le epidemie che hanno costellato la storia dell’umanità parevano essere fortunatamente sopite – immaginiamo come sarebbe stato l’Inferno se Dante avesse vissuto al tempo di Boccaccio con la peste nera che sconvolse l’Europa e gli impose di scrivere il Decameron… 

Fa un certo effetto oggi, a pochi giorni dalla riapertura delle regioni (ma non delle scuole) e con tutte le polemiche annesse legate ai lombardi in movimento, leggere il corposo volume di Giulio Ferroni, l’Italia di Dante (La Nave di Teseo), una dotta guida Touring dei luoghi riferiti o traslati nella finzione della Commedia.

Alternando il saggio filologico alla vera e propria escursione raccontata nei luoghi come sono oggi, Ferroni gira il paese dall’estremo Nord alla Sicilia, raccontando di nuovo le città, i paesi, gli scorci, i passaggi e le zone legate alla Commedia, riprendendo anche i personaggi danteschi che spesso ad esso sono legate per destino o infamia.

Partendo originalmente dalla tomba di Virgilio a Napoli, l’autore ripercorre programmaticamente quei luoghi di un’Italia bella e devastata a un tempo, luoghi “divenuti, pieni di vita o di disgregato silenzio, rinnovati o franati, tra persistenti tracce di ciò che era allora e segni di tutto ciò che è passato su di essi nel tempo”. 

Un’ulteriore uscita utile per riconsiderare la Commedia dantesca è sicuramente quella rappresentata dall’opera illustrata da Seymour Chwast, grafico d’arte americano leggendario: si tratta dela pubblicazione La Divina Commedia di Dante (Quodlibet).

Dante è rappresentato qui come una sorta di detective con impermeabile e pipa, e Virgilio come un signore un po’ grassoccio in bombetta e baffetti, che lo accompagna. Chwast compie l’incredibile impresa di “sfogliare” e semplificare la Commedia davanti al lettore, umanizzandola e quasi facendone una autobiografia traslata, a tratti scanzonata, a tratti terribile come l’originale, usando il solo bianco e nero.

L’immaginario gangster ritorna più volte a rappresentare le faide ben presenti al tempo di Dante: Lucifero pare una sorta di mostruoso Al Capone, Beatrice una Marlene Dietrich, le altre donne del Paradiso delle ballerine di fox-trot. Sicuramente una versione ragionata e accessibile della Commedia, che ci permette di capire l’originalità e universalità.

Parlando sempre di viaggi interiore nell’identità nazionale, un po’ come nel caso di Ferroni, e andando a guardare la letteratura contemporanea, un autore europeo oggi celebrato che risente di influssi danteschi è sicuramente lo scrittore romeno Mircea Cartarescu.

Il riferimento a Dante, fino dalla struttura in dodici canti, è evidente nel suo picaresco e allucinato romanzo giovanile Il Levante (Voland) – che è in realtà un poema epico che si presenta come allegoria politica della dittatura di Ceausescu, mescolando citazioni, poesia, riscritture. Narra, con uno stile tra il realistico e il fantastico e l’abbondante uso del pastiche, le imprese per mare e per terra di Manoil, giovane coraggioso che incita il popolo della Valacchia a ribellarsi di fronte a un potere di despoti Fanarioti.

Manoil, siamo a cavallo del XVIII e XIX secolo, viaggerà verso Oriente assieme a una truppa di personaggi grotteschi. Arrivato al settimo Canto de Il Levante, Manoil/Cartarescu citerà proprio Dante nel suo Valhalla di poeti ispiratori, trasfigurando Virgilio in una ninfa che accompagnare l’eroe del poema cartareschiano al cospetto delle statue dei poeti romeni da venerare, tra i quali proprio il Dante romeno Eminescu. Con questo testo che potrebbe essere definito postmoderno, Cartarescu riporta in auge un’epica intertestuale che ci ricorda del valore politico dell’opera di Dante stesso. 

Sempre per Voland, ispirato stavolta al Limbo dantesco, vale la pena segnalare  Nel primo cerchio, romanzo di Solženicyn, che non racconta l’esperienza dei gulag (come a dire l’Inferno) quanto di quei centri di detenzione detti šaraška, o campi “leggeri”, dove scienziati e assistenti tecnici, seppure in prigionia, veniva nutriti e trattati tutto sommato bene, benché usati per lavori di interesse di Stato.

I campi “leggeri”, in questo caso quello di Marfino vicino a Mosca, sono però anche i campi del rimorso di chi lavora, costretto, per il funzionamento del regime – e il protagonista Gleb Nerzhin vi si ribellerà pur giocandosi la sorte. Da lezione dantesca, i dialoghi spesso filosofici dei personaggi, colti in tre giornate natalizie del 1949, sembrano vivere nella claustrofobia dei luoghi, ma si espandono divenendo un affresco di un’epoca.

Dove troviamo affrescato anche Stalin, celebrato come icona salvifica e onnipresente per un popolo russo “che la rivoluzione aveva trasformato …  un orfano, in un senzadio”. In un epoca di grottesco titanismo tra America e Cina – che mettono quasi in secondo piano l’emergenza pandemica – certe celebrazioni iconiche sfibrate preoccupano perché rivelano ancora una volta la debolezza dei popoli. Chissà, ancora una volta ci chiediamo, cosa avrebbe scritto poi Dante degli Italiani divisi e smarriti, tra le polemiche per la gestione dell’emergenza? 

Cambiando completamente registro e andando a vedere la letteratura per ragazzi, pare che Dante non abbia perso nemmeno lì il suo fascino, tra le giovani generazioni, costrette nei mesi passati spesso a casa davanti allo schermo, a giocare a videogiochi o, peggio, a sorbire la famigerata DaD. Tra Fornite e bullismo, ambientato in una Firenze contemporanea di giovani abbienti, ecco il divertente Vai all’Inferno, Dante! (Rizzoli) di Luigi Garlando. La nota firma della Gazzetta dello Sport propone un libro scanzonato, diviso più che in capitoli in canti, dove il “somaro” Vasco Guidobaldi – “Vasco Guidobaldi, l’ultimo, valoroso discendente del crociato Guidobaldo Guidobaldi, caduto eroicamente nel 1187 in difesa del Santo Sepolcro…”, si legge ironicamente – sfiderà proprio a Fornite qualcuno che si firma Dante e parla in versi… 

A conclusione, e per festeggiare ancora di più Dante, per chi volesse approfondire gli ulteriori influssi su varie voci del contemporaneo di Dante, esiste una vera e propria maratona intellettuale: il Commento Collettivo alla Commedia, proposta dalla rivista L’Indiscreto. Include testi di autori noti come Michela Murgia, Guido Vitiello,  Loredana Lipperini, Licia Troisi, Vanni Santoni e Matteo Strukul, ma anche di filosofi e studiosi come Riccardo Bruscagli, che in vario modo, ognuno assegnato un canto, raccontano, riscrivono, rivedono Dante e le sue tematiche.

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[Fonte Wired.it]