Seleziona una pagina
venerdì, Apr 24

Tornare a vincere, per Ben Affleck non è solo il titolo di un film



Da Wired.it :

Da un po’ l’attore non si calava in un personaggio di spessore, in questo film lo fa interpretandone uno che ha in comune con la sua storia diverse cose: un problema con l’alcol, la passione per lo sport e il bisogno di ritrovare se stesso. Disponibile online


Una delle migliori performance di Ben Affleck fu in Hollywoodland. Era il 2006, Affleck interpretava George Reeves, famoso prima per il suo Superman, poi per il suo suicidio avvolto nel mistero. Un personaggio cupo, malinconico, talmente ben riuscito da garantirgli subito la Coppa Volpi a Venezia. Aveva perso da un po’ quella cifra decadente, quella credibilità nell’interpretare l’uomo qualunque che si disintegra, giorno dopo giorno, in modo inesorabile e disperato. La recupera in Tornare a vincere, un’operazione “salva-carriera”, di quelle che si fanno in extremis e con cari amici al seguito.

Alla regia c’è infatti quel Gavin O’Connor con cui aveva già lavorato in The Accountant e a cui Ben Affleck affida tutta la sua oscurità, interpretando un personaggio con cui condivide una dipendenza almeno dal 2001, l’alcolismo. Il suo personaggio Jack Cunningham è assiduo frequentatore di un bar, dove torna ogni sera per sbronzarsi fino a non reggersi più in piedi. La regia non risparmia nulla: scene da brivido come una ventina di birre tracannate l’una di seguito all’altra senza sosta restano impresse, colpisce la generosità dell’attore nel mostrare a tutti quella che tuttora è una parte molto vulnerabile di sé.

Cupo, imbolsito, depresso, nel film – disponibile su su Apple Tv, YouTube, Google Play, TIMvision, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV e per il noleggio su Sky Primafila, Infinity e VVVVID – Affleck interpreta un ex fenomeno del basket che torna sul campo per allenare la squadra di pallacanestro del suo vecchio liceo. Lo sport è una delle passioni dell’attore, tifoso sfegatato dei Celtics, lo si vede perfettamente a suo agio a distribuire consigli in campo. Ma la sua convinzione non basta, la storia dell’allenatore che si redime insieme ai ragazzi, matura con loro, prova a voltare pagina portandoli alla vittoria è trita e ritrita, e se non fosse per la linea tematica dell’alcolismo e di un lacerante trauma personale, il film ricorda troppo da vicino altre pellicole dello stesso tipo e ambito, su tutte il leggendario Colpo vincente con Gene Hackman.

Se da una parte spiace constatare un’ennesima volta la scarsa originalità di idee dell’Hollywood contemporanea, dall’altra va detto che Affleck non delude. La sua è una performance sofferta, sentita, quasi una testimonianza al di qua dello schermo di quel se stesso che tenta faticosamente di lasciarsi alle spalle. Il suo corpo massiccio, pesante come l’anima, annuncia quell’impossibilità di relazionarsi al mondo che lo sguardo spento anticipava. Portare sul grande schermo la (propria?) depressione, prima che la dipendenza dall’alcol, nella luccicante Hollywood dei divi e dei sex symbol, è una scelta significativa e a suo modo coraggiosa.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]