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Da Wired.it :

Il numero di persone con tossicodipendenze in Italia è in crescita, specialmente tra i giovani, eppure il personale dedicato alle strutture di assistenza sta diminuendo. Questa situazione potrebbe avere un impatto sempre più significativo sul sistema sanitario nazionale a lungo termine, a causa della mancanza di cure adeguate.

Il primo rapporto dell’Osservatorio sull’impatto socio-economico delle dipendenze (Oised) fornisce una chiara prospettiva: ogni euro investito nell’assistenza socio-sanitaria per i soggetti dipendenti genera un risparmio complessivo di quattro euro al paese. “Nella gestione delle dipendenze la parte sanitaria è di fatto la quota residuale, rispetto al costo complessivo si tratta di appena il 20%”, spiega Daniela D’Angela, presidente del Centro per la ricerca economica applicata alla sanità.

Degli oltre 250 mila utenti presi in carico dai servizi per le dipendenze nel 65,9% dei casi si tratta di tossicodipendenti, il 24,6% sono alcolisti, il 6% è ludopatico, il 3% ha una dipendenza da tabagismo e l’1,3% è schiavo di internet, dei social, o è affetto da sex addiction. La dipendenza legata alla droga colpisce soprattutto i maschi (86%) di origine italiana (92,6%). Il 60% dei soggetti si concentra nella fascia d’età 35-54 anni, il 18,5% in quella 25-34 anni ed il 16,9% in quella 55-64 anni. La maggior parte degli alcolizzati sono uomini: il rapporto maschi/femmine è di 3,7, e oltre il 70% degli utenti trattati ha un’età compresa tra 30 e 59 anni, mentre i giovani al di sotto dei 30 anni sono il 7,5%.

Poche risorse

La dipendenza da sostanze stupefacenti e alcol comporta un costo annuale diretto per il paese di 8,3 miliardi di euro (7 miliardi per il primo e 1,3 miliardi per il secondo). Questi costi diretti si sommano ai costi indiretti, tra cui la perdita di produttività, e ai costi legati alle patologie derivanti dall’abuso di alcol. Inoltre, il valore delle sostanze stupefacenti coinvolte è stimato a circa 15,5 miliardi di euro, portando l’impatto economico totale a 22,5 miliardi di euro. La spesa complessiva per l’assistenza sfiora oggi i 2,3 miliardi di euro, di cui oltre 1,5 per la presa in carico nei Ser.D (servizi per le dipendenze), in aumento del 6% dopo la pandemia, rispetto al 2019.

Eppure l’offerta di aiuto diminuisce. Il minore investimento di risorse si evince non tanto dal numero di Ser.D in calo (nel periodo 2015-2022, il loro numero in rapporto alla popolazione si è ridotto dell’ -11,2% ogni centomila abitanti), quanto dal minor ricorso alle strutture e alla diminuzione del personale impiegato. Solo due anni fa nei Ser.D erano impiegati 6.213 operatori dedicati all’assistenza delle persone con problemi di dipendenza da sostanze. Oggi, il numero si è ridotto del -6,2% rispetto al 2019, attestandosi ad appena 12 operatori ogni centomila abitanti. Valori che vanno leggermente meglio nel nord-ovest del paese (13,9%) e nel nord-est (12,3%), per scendere progressivamente quando si arriva al centro (11,3%) e al sud (10,8%).

Tutto cambia da regione a regione

Le differenze territoriali si rilevano anche nella mancanza di continuità assistenziale: “In tante realtà del nord c’è un percorso di presa in carico anche alla dimissione. Il paziente non viene dimesso al suo domicilio, ma in istituti di riabilitazione o in rsa – prosegue D’Angela – mentre nelle regioni del sud questa attenzione è praticamente assente. In molti casi il paziente torna a casa senza una chiara prospettiva di essere seguito in un percorso di riabilitazione, aumentando così la probabilità di ricadere nell’abuso di sostanze.”



[Fonte Wired.it]