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martedì, Lug 16

Trento vuole sospendere l’obbligo vaccinale. Ma la provincia ha ancora zone sotto gli obiettivi


L’assessore alla Sanità Stefania Segnana vuole sospendere l’obbligo vaccinale. Ma non in tutto il territorio si è raggiunta la copertura e nemmeno nelle regioni vicine

(foto tratta dal profilo Facebook del comitato Uniti per Oviedo.)

La provincia autonoma di Trento vuole chiedere al governo la sospensione dell’obbligo vaccinale: l’idea è di Stefania Segnana, assessore provinciale alla Sanità, intenzionata a chiedere una deroga alla normativa per consentire l’ingresso nei nidi e nelle materne dei bambini non vaccinati.

Una possibilità prevista dalla stessa legge Lorenzin, in particolare all’articolo 1-ter. La norma dice, in buona sostanza, che è possibile sospendere l’obbligo per una o più vaccinazioni al verificarsi di alcune condizioni.

Tra le quali c’è anche quella di aver raggiunto una copertura del 95%. E, proprio questo il punto, non ovunque è stata raggiunta.

A dirlo sono i dati dell’azienda provinciale per i servizi sanitari, che li ha forniti a Wired nell’ambito dell’inchiesta Vaccini . Numeri secondo i quali ci sono alcune zone della provincia autonoma nella quale l’obiettivo di vaccinare il 95% dei bambini sotto i due anni non è stato raggiunto.

La mappa mostra il dato aggiornato al 31 dicembre del 2018, relativo cioè ai bambini nati nel 2016. In azzurro sono visualizzati i territori nei quali è stato raggiunto l’obiettivo di copertura del 95%, in rosa quelli nei quali non è avvenuto. Di default viene visualizzato il dato relativo alla copertura per il vaccino contro il morbillo.

Partendo proprio da quest’ultimo, si può osservare come ci siano cinque distretti sanitari in cui nonostante l’obbligo non si è arrivati alla soglia del 95%. Si tratta in particolare dei distretti di Fassa e di Fiemme, dove ci si è fermati all’89,9%. In Vallagarina si è arrivati al 91,3%, in Alta Valsugana al 92,5%, in Alto Garda e Ledro al 94,7%. Inoltre nel distretto di Trento la percentuale ha raggiunto il 95% netto.

Ed è sempre in questi cinque distretti, il cui territorio attraversa la provincia autonoma da nord a sud, che non sono state raggiunte le coperture per il vaccino contro la poliomielite e, più in generale, per tutti i vaccini resi obbligatori dalla legge Lorenzin. Ancora più grave la situazione relativa a pneumococco e, soprattutto, meningococco C, due vaccini che però non rientrano tra quelli obbligatori.

L’andamento delle coperture del vaccino contro il morbillo a Trento. Qui gli altri dati

Ora, l’assessore regionale alla Sanità considera il dato provinciale, non quello dei singoli distretti. E anche i numeri raccolti nell’ambito dell’inchiesta Vaccini mostrano il raggiungimento della copertura del 95% per il vaccino esavalente (poliomielite, difterite, tetano, pertosse, epatite B, Hib). Mentre per morbillo, parotite e rosolia si ferma al 94%, per quanto ci sia stato un recupero negli ultimi anni. Basta però scendere nel dettaglio per vedere come la copertura non sia uniformemente ai livelli indicati dalla norma.

La presa di posizione dell’esponente della giunta provinciale ha subito fatto discutere. Le opposizioni hanno presentato un’interrogazione, mentre diverse proteste si sono levate dal mondo scientifico. Intanto l’assessore ha incassato il sostegno del comitato Uniti per Oviedo, associazione trentina che si batte per la libertà di scelta vaccinale. Libertà di scelta che è di fatto uno dei cavalli di battaglia del movimento no-vax.

Resta il fatto che la provincia autonoma di Trento confina con quella di Bolzano, che è la provincia italiana con le più basse coperture vaccinali. E anche il vicino Veneto sta avendo problemi di coperture, come mostra il caso di una bimba di Verona ricoverata con il tetano. Tutti elementi che, uniti al fatto che non in tutto il territorio trentino si è raggiunta la copertura del 95%, dovrebbero quantomeno indurre l’assessore Segnana ad una ulteriore riflessione.

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