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venerdì, Mar 03

Trichinosi: quali sono i sintomi della malattia e come ci si contagia



Da Wired.it :

Salgono i casi accertati di trichinosi in provincia di Foggia, destando la preoccupazione delle autorità sanitarie che hanno deciso di avviare alcune ispezioni da parte del Servizio di igiene degli alimenti di origine animale della Asl di Foggia, sui prodotti alimentari potenzialmente contaminati. Nel frattempo, viene raccomandato ai cittadini di sottoporre ai controlli anche le carni dei maiali macellati a domicilio, di non abbandonare le carcasse di cinghiali e maiali nell’ambiente, e di avvisare le autorità di competenza per avvistamenti di animali morti nei boschi.

Cos’è la trichinosi

La trichinosi, chiamata anche trichinellosi, è una zoonosi, ovvero una patologia causata da agenti trasmessi per via diretta o indiretta, dagli animali all’essere umano. In questo caso, spiegano gli esperti dell’Istituto superiore di sanità (Iss), si tratta di una malattia infettiva che viene causata dai nematodi, vermi cilindrici, appartenenti al genere Trichinella, un parassita che infetta soprattutto maiali, cinghiali, volpi, cani, gatti ed esseri umani, attaccando inizialmente il tratto intestinale per poi colonizzare i muscoli. Una volta ingerite, infatti, le larve si liberano nello stomaco, passano all’intestino tenue e penetrano nell’epitelio intestinale dove raggiungono, circa al quarto giorno dal contagio, la maturità sessuale. Una volta avvenuta la riproduzione, le larve appena nate migrano tramite il sistema linfatico e poi sanguigno, alle cellule dei muscoli striati, modificandole in cellule nutrici, e restando in attesa, anche per anni, di essere ingerite da un nuovo ospite.

Contagio e sintomi

Il contagio all’essere umano può avvenire solamente per via alimentare, e non da persona a persona, tramite il consumo di carne poco cotta o cruda contenente, appunto, le larve del parassita. “Generalmente la malattia ha un carattere epidemico in quanto più soggetti consumano le carni infette”, sottolineano dal Ministero della salute. “I casi singoli sono rari. La trichinellosi rientra nella classe prima della sorveglianza delle malattie infettive con obbligo immediato di notifica come stabilito dal regolamento europeo EU 2018/945”. Il periodo di incubazione può variare da 5 a 45 giorni, in base al numero di parassiti ingeriti, da cui dipende anche la gravità dell’infezione. Una volta contagiati, infatti, i pazienti possono presentare infezioni del tutto asintomatiche, una sintomatologia che può essere inizialmente scambiata per influenza, oppure sviluppare forme gravi, dovute a complicazioni cardiocircolatorie, respiratorie e neurologiche, che possono in alcuni casi portare al decesso. I sintomi più comuni sono: disturbi gastrointestinali, diarrea, febbre, debolezza, dolori muscolari, sudorazioni, edema facciale, emorragia sottocongiuntivale, sottoungueale e/o retinica.

Il trattamento e la prevenzione

La diagnosi della trichinosi può essere fatta tramite il dosaggio immunoenzimatico, come la presenza di eosinofilia, leucocitosi e l’aumento di enzimi muscolari, e confermata tramite esami sierologici o biopsia muscolare positiva per Trichinella. Mentre per il trattamento dell’infezione l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda l’uso di un antielmintico, ossia un farmaco vermicida, in associazione con un antinfiammatorio da cominciare il prima possibile una volta ricevuta la diagnosi.

Per prevenire la trichinosi, gli esperti dell’Istituto superiore di Sanità (Iss) forniscono alcuni consigli di natura igienico-sanitaria, come per esempio quello di cuocere bene la carne (è sufficiente 1 minuto a 65 gradi) e di osservare il suo colore, che deve virare dal rosa al bruno. La selvaggina e i maiali macellati a domicilio devono essere sottoposti al controllo veterinario, e, in caso di dubbio dell’avvenuta ispezione, è bene congelare la carne per almeno 1 mese a -15 gradi. “Nel caso si allevino maiali, impedire che mangino la carne cruda di animali, anche ratti, che potrebbero essere stati infestati dal parassita”, ricordano gli esperti. “Quando si macella la propria carne in casa, pulire bene gli strumenti”. Mentre “salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano l’uccisione del parassita”.



[Fonte Wired.it]