L’aumento di budget non ha portato miglioramenti nella scrittura, e del resto perché dovrebbe? Il primo film è stato ricevuto meglio di qualsiasi altro film su Netflix, con tutta la sua scrittura ingenua e indietro almeno vent’anni negli standard di sofisticazione dei catastrofici. L’importante è l’impatto visivo e “sembrare” americano. Per il secondo la regola è palesemente stata di non cambiare niente. Così tornano i personaggi che spiegano ogni cosa, torna il racconto a parole dei singoli traumi di ognuno (a nessuno viene in mente che magari si possono recitare, invece che declamare) e torna il piccolo citazionismo da liceali. L’importante è stare insieme e divertirsi anche con poco.
Quel poco, per Netflix, è una produzione però imponente. Gli standard tecnici sono, bene o male e con le dovute eccezioni, paragonabili a quelli dei blockbuster americani per il cinema. Roar Uthaug ha visto tutti i film giusti, questi è chiaro. Visivamente spesso l’ispirazione è Pacific Rim, altre volte il più ovvio King Kong, nei momenti migliori vorrebbe ambire a Shin Godzilla di Hideaki Anno con la sua concentrazione sulla politica. Tutto questo però con il fine di raddoppiare ciò che si pensa sia stato parte del successo del primo. È esattamente l’atteggiamento che ha in passato ha dato una cattiva fama ai sequel e che il cinema americano negli ultimi decenni ha superato: inseguire il gusto del pubblico, pompando quello che si pensa piaccia, invece di inseguire una propria idea aspettandosi che sia il pubblico ad adeguarsi.
Netflix
Tutti i soldi in più servono ad avere quindi più troll, più scene spettacolari, più morti e soprattutto l’agognato e richiesto (da chi?) scontro tra troll per la salvezza dell’umanità, preso direttamente dal recente Godzilla vs. Kong. E siccome la paura con questi film di Netflix è che il pubblico magari si sia distratto, stia girando il rosti nel forno o grigliando il salmone nel momento cruciale, qualcuno lo dice proprio chiaramente che stanno per arrivare le “botte tra mostri”. Certo è difficile non apprezzare in tutto questo una certa onestà scandinava.
