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Truffe, con l’intelligenza artificiale ormai viviamo nell’era della paranoia

da | Mag 13, 2025 | Tecnologia


Questo tipo di operazioni è diventato così diffuso da giustificare la nascita di startup AI che promettono di scovare i deepfake, come GetReal Labs e Reality Defender. L’amministratore delegato di OpenAI Sam Altman è anche a capo di un’azienda chiamata Tools for humanity, che produce dispositivi per la scansione oculare in grado di ottenere i dati biometrici di una persona, creare un identificatore unico per la sua identità e memorizzare le informazioni sulla blockchain. L’idea alla base è quella di dimostrare che un determinato individuo è effettivamente un essere umano.

L’approccio “all’antica” contro le truffe AI

Ma alcuni professionisti nelle aziende si affidano invece a tecniche di ingegneria sociale “vecchio stile” per verificare ogni interazione sospetta. Benvenuti nell’era della paranoia, in cui potrebbe capitare che, nel bel mezzo di una conversazione telefonica, una persona vi chieda di inviargli un’email o vi scriva un messaggio privato di Instagram per assicurarsi che il messaggio di LinkedIn che ha ricevuto provenga davvero da voi, o magari che vi chieda un selfie via sms con data e un orario. Ma c’è anche chi riporta di aver stabilito parole in codice con i colleghi, per evitare di farsi ingannare se una riunione sembra avere qualcosa di strano.

La cosa bizzarra è che l’approccio lo-fi funziona”, commenta Daniel Goldman, ingegnere software specializzato in blockchain ed ex fondatore di una startup. Goldman racconta di aver iniziato a modificare il proprio comportamento dopo aver sentito che una figura di spicco del mondo delle criptovalute era stata raggirata durante una videochiamata. “Mi ha terrorizzato“, dice.

Ken Schumacher, fondatore di Ropes, un servizio di verifica dei candidati, racconta di aver lavorato con responsabili delle assunzioni che rivolgono ai potenziali nuovi impiegati domande a raffica sulla città in cui dichiarano di vivere, come per esempio quali sono i loro bar preferiti. Se la persona che hanno di fronte risiede effettivamente dove dice, osserva Schumacher, dovrebbe essere in grado di rispondere rapidamente e in modo particolareggiato.

Un’altra tattica adottata da alcune aziende è quella che Schumacher chiama il trucco della telecamera del telefono. In caso di sospetti sul proprio interlocutore, gli si può chiedere di inquadrare il computer portatile con la fotocamera del telefono, per accertarsi se sta utilizzando una tecnologia deepfake per mascherare la sua identità o l’ambiente circostante. Si tratta però di un approccio che può infastidire anche i candidati onesti, che potrebbero esitare a mostrare l’interno della loro casa o del loro ufficio, o temere che la persona dall’altro lato stia cercando di carpire dettagli sulla loro vita personale. “Tutti quanti siamo nervosi e diffidenti“, afferma Schumacher.

In costante allerta

Nonostante trasformarsi in un captcha umano possa rivelarsi un metodo di sicurezza piuttosto efficace, anche i più paranoici riconoscono che i controlli di questo tipo creano un’atmosfera di sfiducia ancora prima che le due parti abbiano avuto la possibilità di entrare in contatto. Senza dimenticare poi il fattore temporale . “Perdo un sacco di tempo al lavoro solo per cercare di capire se le persone sono reali”, dice Yelland



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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