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Oltre allo shock, anche il senso di colpa non aiuta ad avere epifanie.

I genetisti ti spiegano, lo so, sembra assurdo, ma io ne sentivo il bisogno, che non è colpa tua, che il cancro è multifattoriale, che non arriva per una cosa soltanto. Ti dicono anche che, un po’, è il caso e che non lo puoi controllare come cerchi di fare con tutto il resto della tua vita. Così, per trenta secondi, smetti di pensare che è il karma, che te lo sei meritata, che stai rovinando l’esistenza a ogni persona della tua vita.

Hai paura che mentre capisci cosa hai, anzi lo capiscano gli altri che tu una laurea in medicina non ce l’hai e l’ultima volta che hai cercato su Google lasciamo perdere, questa roba si ingrossi, vada in giro, ti consumi come ruggine dall’interno.

È possibile, non solo, è probabile, perché il tuo corpo ti ha già tradito.

Avere un cancro fa abbastanza schifo, quindi, è anche per questo che scacci lontano l’idea di averlo dentro di te.

Non mi stanno venendo in mente grandi vantaggi, così su due piedi. Forse, l’esenzione 048 perché quando leggi che un esame costerebbe 1.036 euro e tu lo paghi 0, un po’ ringrazi di non essere nata a Orange County o in Oklahoma, per ora, perché anche il declino del servizio sanitario pubblico popola le mie attuali ansie notturne.

Così, quando, uno sconosciuto che, in due ore, cosa avrà capito di te – niente, pensi, ma tutto, in realtà – ti propina un “guarisci presto” a tradimento, tu te ne resti lì imbambolata a chiederti perché. Sì, assomigliare a Britney nel 2007 non aiuta, nemmeno che sia stato seduto a fianco a te mentre scrivevi un articolo che inizia con: “Potrei morire”, ma cosa ha visto lui che io rifiuto?

Quello che sono oggi che, se ci penso bene, è quello che sono per lui, per sto sconosciuto del treno che non so manco come si chiama, perché lui non ha mai visto l’Alessandra di prima, quella con i capelli e le sopracciglia perfette, quella che sa che il cancro esiste ma: “Figurati se proprio a me”.

C’è stato un prima, ma lui non lo sa e c’è un adesso, c’è un’Alessandra dell’oggi che è l’unica pelle, sì, stile alieni di cui sopra, in cui posso vivere, perché il passato l’ho già attraversato e mi ha cambiata, mi ha reso quella che sono oggi, quella che gli altri vedono. Tra le altre cose, una malata oncologica.

Ah, giusto, vi starete chiedendo cosa gli ho risposto dopo tutto questo cinema.

Niente, non mi è venuto nulla di intelligente da dire, ho abbozzato un grazie e ho pianto mentre scendevo a Rogoredo e non per la fermata.

Una nota dell’autrice

Il cancro non è uguale per tutti. La malattia di ciascuno è unica, sia per motivi biologici
e medici che perché ognuno di noi la affronta in un diverso momento della vita. Ciò
che scrivo è frutto della mia personale esperienza. Non vuole dare una visione totale e
totalizzante sulla malattia oncologica o insegnare come affrontarla.



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