Seleziona una pagina
venerdì, Gen 10

Tutti i malintesi della storia del Regno Unito che “esce” dal programma Erasmus


Il voto della Camera dei comuni britannica contro un emendamento dell’opposizione non si traduce in un’automatica uscita del Regno Unito dal programma di scambio, che resta garantito per tutto il 2020

(foto: Getty Images)

Il programma Erasmus+ sarà o meno abolito con la Brexit? Difficile dirlo oggi, ma sicuramente coloro che stanno partecipando al programma – o si apprestano a farlo nel 2020 – possono dormire sonni tranquilli. Il caos mediatico della notizia dell’abolizione dell’Erasmus – riportata dai giornali italiani in queste ore – nasce, di fatto, dal fraintendimento di un voto della Camera dei comuni britannica su un emendamento presentato dai Lib-Dem che, nella cornice dell’accordo fra Londra e Bruxelles, avrebbe voluto che il governo chiedesse all’Unione Europea di rimanere all’interno del programma Erasmus+ anche dopo l’uscita del Regno Unito. L’emendamento è stato bocciato con 344 voti contro e 254 a favore e ne è stato dato conto sull’account Twitter della Camera.

Dopo le polemiche internazionali scaturite dalla notizia che la maggioranza di Boris Johnson ha votato contro l’automatica prosecuzione del programma, il sottosegretario per l’Università e la ricerca, Chris Skidmore, ha cercato di far chiarezza, sempre su Twitter, spiegando che il voto in questione “non mette fine o impedisce al Regno Unito di partecipare all’Erasmus plus”. Lo stesso ha poi aggiunto: “Rimaniamo aperti a partecipare e ciò farà parte dei futuri negoziati con l’Ue, diamo grande valore agli scambi internazionali di studenti”. Skidmore ha inoltre definito il voto “un giochetto” dell’opposizione.

 

Cos’è Erasmus Plus

Si tratta di uno dei maggiori progetti dedicati ai giovani dell’Unione Europea, nato nel 1987, che prevede esperienze di scambio e opportunità di lavoro co-finanziate dal budget europeo. Finora ha visto la partecipazione di 9 milioni di persone e, fino al 2020, ha a disposizione 14,7 miliardi di euro secondo il bilancio europeo. Cifra, si legge sul sito della Commissione europea, che “darà a oltre 4 milioni di europei l’opportunità di studiare, formarsi, acquisire esperienza e fare volontariato all’estero”. Infatti il programma Erasmus+ non offre opportunità soltanto rivolte agli studenti universitari, ma “si rivolge a un vasto spettro di persone e organizzazioni”. Fra gli obiettivi si propone di contribuire alla strategia Europa 2020 per la crescita, l’occupazione, l’equità sociale e l’integrazione.

 

Cos’è la New Clause 10

Il tweet della Camera dei comuni parla di New Clause 10, ovvero – chiariamolo subito – soltanto un emendamento inserito dall’opposizione durante la negoziazione dell’accordo sui termini della Brexit. Il testo, presentato insieme ad altri consultabili sul sito del parlamento britannico, avrebbe obbligato il governo britannico a negoziare con l’Unione Europea per poter continuare a partecipare pienamente al programma Erasmus+ anche dopo Brexit. Va ricordato che questo emendamento si inserisce nella cornice più ampia delle trattative interne al governo britannico e con Bruxelles per attuare l’uscita del Regno Unito prevista per il 31 gennaio 2020.

(fonte: accordo negoziato fra Ue e Uk nel 2019)

I parlamentari hanno così iniziato a discutere il disegno di legge sul Withdrawal Agreement (accordo di recesso) per stabilire le modalità di ritiro. Questo fa parte dell’accordo concordato a ottobre, prima delle elezioni, fra il governo di Boris Johnson e la Commissione europea. Fra le altre cose, un articolo del testo (137), prevede che il Regno Unito continui a partecipare a tutti i programmi europei previsti dal bilancio pluriennale 2014-2020, compreso Erasmus+, che, come spiegato, ha ottenuto 14,7 miliardi per questi anni.

Le precauzioni dell’Ue

Una pagina della Commissione europea, che esiste da prima del voto di Londra, può aiutare a fare chiarezza. In particolare si fa riferimento agli impegni bilaterali che lo scorso hanno avevano previsto di portare a termine i programmi di scambio e mobilità alle persone che già li avevano iniziati, in caso di un no deal, ovvero un uscita del Regno Unito senza alcun accordo (ipotesi paventata più volte nel corso del 2019). “Il 19 marzo 2019 il consiglio e il parlamento hanno adottato un regolamento per evitare l’interruzione delle attività di mobilità del programma Erasmus+ che prevedono la partecipazione del Regno Unito qualora il paese dovesse lasciare l’Ue senza un accordo” si legge.

(fonte: sito della Commissione europea)

Nello specifico poi la Commissione cerca di chiarire più dubbi possibili a riguardo: si rende chiaro che le misure “si applicheranno fino al completamento di tutte le attività di mobilità Erasmus+ iniziate prima dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, tenendo conto che tali attività possono avere una durata massima di 12 mesi”. Inoltre si garantisce che coloro che “si trovano all’estero per una mobilità finanziata dal programma Erasmus+ il giorno in cui il Regno Unito lascia l’Unione europea non vedranno interrotto il loro periodo di mobilità”.

In sintesi, dunque, è incorretto affermare che il Regno Unito non lascerà mai il programma Erasmus+, come è sbagliato dire che lo ha abbandonato. Al momento, piuttosto, potremmo affermare che è a rischio, ma che che fino al 2020 è pienamente garantito.

Potrebbe interessarti anche





Source link