Non solo stanno scomparendo, ma i ghiacciai hanno anche le pulci. La buona notizia è che non li danneggiano, la brutta è che rischiano di estinguersi perché possono vivere solo in questo tipo di ambienti estremi. Comunemente chiamati “pulci dei ghiacciai” per le piccole dimensioni e l’abilità nel compiere lunghi salti, questi organismi si chiamano collemboli e sono strettamente imparentati con gli insetti. Quindi nulla hanno a che fare con le pulci, infatti si nutrono di alghe e batteri presenti sulla superficie dei ghiacciai. Nell’anno internazionale dichiarato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la preservazione dei ghiacciai, c’è un progetto che sta lottando contro il tempo per studiare e monitorare queste minuscole creature. Si chiama CollembolICE, ed è una sfida lanciata da un gruppo di ricercatori guidati dall’Università di Siena e dal National Biodiversity Future Center in collaborazione con tanti enti e organizzazioni europei,. Per vincerla, però, hanno scelto di coinvolgere i cittadini perché “tutti coloro che frequentano i ghiacciai possono fare il campionamento e aiutarci ad approfondire la conoscenza di questi organismi estremamente minacciati” spiega Barbara Valle, ricercatrice e ideatrice del progetto. Anche se poco noti, rappresentano un elemento fondamentale per l’ecosistema d’alta quota e Wired Italia ha incontrato lei e i suoi colleghi per capire perché.
Conoscenza con i minuti contati
Di tutti i segreti che i ghiacciai portano con sé, quello dei collemboli è uno dei più profondi e invisibili agli occhi, tranne per Valle che li studia a microscopio quotidianamente e ne conosce ogni dettaglio. Raccogliere dati sulla biodiversità e distribuzione delle pulci dei ghiacciai, però, non serve solo ad approfondire la conoscenza di questi organismi, ma anche quella degli interi ecosistemi specifici legati agli ambienti estremi che la ospitano. Valle spiega infatti che la loro presenza e biodiversità rappresenta “un indicatore biologico cruciale per l’ecologia glaciale e la storia delle glaciazioni, fondamentale anche per descrivere nel dettaglio l’impatto della crisi climatica”.
Che i ghiacciai stiano scomparendo a vista d’occhio è infatti evidente, ma alcuni effetti di questo fenomeno non lo sono. “Oltre a costituire una riserva d’acqua e una risorsa turistica, energetica e culturale, i ghiacciai ospitano una biodiversità esclusiva, caratterizzata da specie che nei millenni si sono perfettamente adattate a vivere in questo contesto assolutamente estremo dal punto di vista termico – spiega Mauro Gobbi, ricercatore del MUSE -Museo delle Scienze di Trento, partner del progetto – tra tutti, le “pulci dei ghiacciai” sono quelle più in pericolo e maggiormente diffuse. Lasciare che scompaiano prima di studiarle sarebbe una grande perdita di conoscenza per l’intera comunità, non solo scientifica”.
Campionamenti appassionati
Il principale obiettivo di CollembolICE è lo studio delle specie che vivono sul ghiacciaio e della loro distribuzione geografica, che è legata alla loro storia evolutiva, i con un particolare focus sulle aree alpine, le uniche dove negli anni scorsi era già stato fatto un primo lavoro di ricerca per poter inquadrare la diversità presente. L’altro obiettivo fondamentale è quello di diffondere consapevolezza e conoscenza di questo patrimonio naturale che rischiamo di perdere prima ancora di averlo potuto conoscere. Da quest’anno, tutti coloro che frequentano i ghiacciai possono raccogliere campioni per i ricercatori coinvolti nel progetto. Grazie all’impegno di operatori glaciologici, guide alpine, accompagnatori di media montagna ed escursionisti appassionati, “abbiamo in pochi mesi raddoppiato il campionamento effettuato in quattro anni” racconta Valle.



