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mercoledì, Mag 17

Twitter nei guai per aver rivelato l’identità di un dissidente saudita | Wired Italia



Da Wired.it :

Ancora guai per Twitter. Proprio ieri la sorella di un dissidente saudita imprigionato ha intentato una causa contro la società, sostenendo che ha infranto la legge permettendo ai dipendenti di rivelare l’identità del fratello agli agenti che lo hanno arrestato. Oltre alla piattaforma, Areej al-Sadhan ha citato in giudizio anche il principe ereditario Mohammed bin Salman come cospiratore dell’arresto del fratello Abdulrahman al-Sadhan, incarcerato in Arabia Saudita con una pena detentiva di 20 anni per aver sostenuto il terrorismo e messo a rischio l’ordine pubblico. Una pena che è gli stata imposta per aver creato un account Twitter anonimo attraverso cui era solito criticare la monarchia ultraconservatrice del paese e ritwittare le voci degli altri dissidenti.

Eppure, nonostante al-Sadhan non abbia mai rivelato la sua identità, gli agenti sauditi sono riusciti a identificarlo e catturarlo. Un’azione resa possibile grazie all’aiuto di alcuni dei dipendenti di Twitter, che si sono arricchiti grazie alle tangenti dell’intelligence saudita. Lo scorso anno Ahmad Abouammo, che gestiva le partnership mediatiche dalla società in Medio Oriente, è stato condannato per aver accettato centinaia di migliaia di dollari per trasmettere informazioni sui critici dei governanti sauditi. “Twitter è diventato uno strumento partecipante della repressione transnazionale per mettere a tacere le voci di dissenso oltre i confini dell’Arabia Saudita, negli Stati Uniti e all’estero, il tutto nel tentativo di monetizzare il suo rapporto commerciale con l’imputato KSA”, afferma la causa di Areej al-Sadhan, con un evidente riferimento al rapporto tra la società e il regno saudita, che rappresenta il suo secondo più grande investitore dopo Elon Musk.

Ma non è solo Twitter ad essere nel mirino della causa della donna. A quanto pare, infatti, la sorella del dissidente ha voluto citare in giudizio anche la polizia del regno, accusandola di aver torturato Abdulrahman al-Sadhan frustandolo, appendendolo a testa in giù, privandolo del sonno e minacciandolo di morte. Un trattamento indegno, di cui Twitter è responsabile anche solo in minima parte. Se i dati dell’account anonimo di al-Sadhan non fossero stati rivelati alla polizia locale da un dipendente della società, la sua vita sarebbe tutta diversa. E anche quella di sua sorella, finita nel mirino dei criminali sauditi.



[Fonte Wired.it]