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martedì, Feb 22

Ucraina, perché si chiede alla popolazione di non condividere foto e video dell’esercito sui social network



Da Wired.it :

Mentre le forze di occupazione della Russia si installavano nella regione ucraina del Donbass, le truppe separatiste delle autoproclamate repubbliche  di Donetsk (Dpr) e Lugansk (Lpr) hanno effettuato almeno 54 attacchi di artiglieria contro le postazioni e i villaggi in cui si trova l’esercito regolare ucraino. Gli attacchi hanno causato almeno 3 morti e 5 feriti, in base a quanto riportano fonti del quotidiano Kyiv Independent. Per questo l’organizzazione non governativa Ukraine crisis media center ha ricordato come sia fondamentale non condividere online informazioni rispetto ai movimenti delle truppe ucraine, in modo tale da non esporre i soldati al pericolo di essere colpiti dagli attacchi russi e filorussi.

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Nei conflitti moderni, l’uso dei social media è sempre più fondamentale sia per le operazioni militari, sia per comprendere quanto stia realmente accadendo. Lo dimostrano le indagini di Bellingcat del 2015, che hanno provato la presenza di militari russi in territorio ucraino proprio grazie alle foto pubblicate dagli stessi militari su Vk, il Facebook russo. Allo stesso modo, le immagini pubblicate sui social relative agli spostamenti delle truppe russe negli ultimi mesi hanno consentito di tracciare e quantificare l’entità della minaccia al confine ucraino. Tuttavia, lo stesso principio vale anche al contrario e condividere immagini delle truppe ucraine potrebbe consentire ai militari russi di individuare le postazioni avversarie e ottenere un vantaggio nell’attacco.

Infatti, mentre le operazioni di artiglieria continuano a essere frequenti da parte dei separatisti, l’esercito regolare ucraino si sta astenendo dal rispondere al fuoco. In primo luogo per evitare un’escalation del conflitto, in secondo luogo per evitare di colpire i militari russi appena entrati nella zona, dando loro così la scusa per un’azione militare più vasta come già accaduto nel 2008 in Georgia. La strategia di Putin sembra infatti simile a quella usata durante la seconda guerra in Ossezia del sud, tra le forze separatiste filo russe dell’Ossezia e dell’Abcasia, due regioni della Georgia, e il governo georgiano. 

In quell’occasione, le truppe separatiste costrinsero l’esercito regolare a intervenire militarmente dopo aver infranto ripetutamente il cessate il fuoco, mettendo in pericolo i civili della regione. A seguito dell’intervento georgiano la Russia entrò in campo, con truppe già inviate nella zona, in una cosiddetta “operazione di peacekeeping”, esattamente lo stesso termine usato per giustificare l’ingresso delle truppe in Donbass. A quel punto, le forze russe aprirono vari fronti contro la Georgia, bloccando parte della costa del paese e attaccando con l’aviazione obiettivi al di fuori della zona di conflitto.

Per questo, rivelare le posizioni delle truppe ucraine potrebbe fornire alla Russia il pretesto di agire allo stesso modo, costringendole a rispondere al fuoco e allargando il conflitto a ulteriori territori e non solo alle due autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Attualmente, la marina militare russa si trova già all’interno del mar d’Azov, tra la Crimea, la Russia e l’Ucraina. In quella zona, oltre alle navi militari, il Cremlino ha già predisposto il divieto di sorvolare lo spazio aereo. Ad affacciarsi sul mar d’Azov si trova la città di Mariupol, sede di un’importante acciaieria e di un porto strategicamente importante sia per l’Ucraina che per la Russia. Nel 2014 solo l’intervento dell’esercito regolare ucraino evitò che la città cadesse nelle mani dei separatisti ed è facile presumere che la città potrebbe essere al centro di un attacco, se il conflitto dovesse accendersi.





[Fonte Wired.it]