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lunedì, Mar 06

Ucraina, si progetta la ricostruzione



Da Wired.it :

Grazie ai droni che forniscono una prospettiva dall’alto e ai software – prosegue Paez – riusciamo a comprendere lo stato reale della città, fino a che punto l’assetto urbano può essere rigenerato e senza bisogno di ricostruire, se ci sono danni strutturali o è solo la facciata dell’edificio a essere danneggiata”. 

I dati impiegati sono classificati. Spiega Paez: “Abbiamo ottenuto i permessi di accesso a immagini di altissima definizione che normalmente non vengono condivise per questioni militari. Sul Gis (Geographical information system, ndr) vengono definiti con precisione i punti danneggiati: cliccando su ogni edificio, compare una tabella che elenca metratura, tipologia di danno, se è stato colpito da missile solo o da una raffica di colpi, la funzionalità residua, la porzione danneggiata, se ci sono danni strutturali o meno, la categoria del  danno, il livello di priorità nella ricostruzione”.

Un sindaco visionario 

Onestamente siamo rimasti stupiti dalle capacità tecniche degli ucraini” riprende Paez.  Il merito è del sindaco Oleksandr Senkevyc, un passato nel settore informatico prima di entrare in carica. “Già nel 2019 avevano costruito un database usando Gis. Scoprirlo, per noi, è stata una miniera d’oro: avevano già capito che sarebbe stato il futuro”, dice l’architetta. Per questo, quando l’Unece si è trovata a dover scegliere le città da dove cominciare la ricostruzione, Mikolayv si è dimostrata la candidata ideale: aveva un database già costruito e i tecnici parlavano bene l’inglese (fondamentale per comunicare con un gruppo di lavoro internazionale). Se funziona, la ricetta sarà riproposta altrove. 

La Mikolayv del futuro sarà una città dei quindici minuti, in cui tutti i servizi saranno raggiungibili a piedi nel giro di un quarto d’ora. “Ma non vogliamo calare il progetto dall’alto”, precisa Paez. Un questionario online ha coinvolto le comunità locali affinché esprimessero il proprio punto di vista, ricevendo migliaia di risposte, che raccontano il legame affettivo con quartieri e luoghi. 

I modelli per il recupero? “Tanti: da Rotterdam per l’uso che ha fatto del vecchio porto, ad Amburgo, per gli spazi che si possono allagare in caso di inondazione e che negli altri mesi tornano fruibili per il pubblico“, dice Paez. Ma anche Detroit e Dresda, città che per motivi diversi hanno sperimentato una fuga degli abitanti. La mobilità sarà elettrica. Si sta già pensando a come bonificare il territorio dalle mine e a come gestire le macerie. I detriti degli edifici bombardati finiranno nelle fondazioni di quelli nuovi. “La tecnologia per farlo già esiste”, conclude la manager del progetto. Ci vorrà tempo. Sembra paradossale, ma pensare alla ricostruzione a guerra ancora in corso è un azzardo necessario. Una bella scommessa. 



[Fonte Wired.it]