Circa 500 milioni di anni fa il Grand Canyon era un grande mare e tra le creature che ospitava c’era anche l’antico verme pene. Il ricercatore che lo ha scoperto cercando fossili nell’area lo ha ribattezzato Kraytdraco spectatus, in onore dell’enorme drago scavatore che appare nell’universo di Guerre Stellari. Ciò non toglie che la forma della creatura di cui ha trovato le tracce risulta decisamente fallica, ma l’interesse di chi la studia riguarda la sua bocca e le due fitte file di denti che vi ci spuntano.
I primi predatori
Cercando di immaginare come l’antico verme pene si potesse nutrire, i ricercatori hanno ipotizzato potesse combinare i denti robusti con quelli più delicati per un processo di masticazione in due fasi. I primi sembrano infatti perfetti per raccogliere cibo come alghe e microrganismi disperso nella sabbia, i secondi, invece, per filtrarlo dal substrato e masticarlo.
Non potendolo vedere all’opera, in real time, resta solo un’ipotesi, ma su questo verme sono già note altre informazioni. Per esempio, che un esemplare adulto avrebbe avuto una misura di circa 15-20 cm di lunghezza e che appartiene ai priapulidi, così chiamati in onore di Priapo, il dio romano della fertilità. Una ventina di specie di questa famiglia di vermi ancora sopravvivono, ma hanno subito una miniaturizzazione nel corso dei millenni e ora non superano i 2-3 millimetri.
Nonostante il verme fallico abbia monopolizzato con la sua dentatura gli scienziati, nella stessa spedizione sono stati trovati fossili anche di altre creature sempre risalenti a prima dell’inizio del periodo Cambriano, considerato dagli esperti l’alba della vita animale complessa. Assomigliano a gamberetti e molluschi, e sono preziosi perché suggeriscono che aspetto avevano i primi predatori al mondo.
Lo strato vitale del Gran Canyon
Pubblicata sulla rivista Science Advances, la scoperta è stata realizzata dal dottorando dell’Università di Cambridge Giovanni Mussini. Questo giovane ricercatore ha iniziato ad occuparsi del verme pene quando ne ha trovato lui stesso un resto fossile durante una spedizione scientifica multidisciplinare lungo il fiume Colorado. Mentre i suoi colleghi cercavano tane di antichi animali, Mussini cercava fossili e tra i tanti ha trovato anche quello che restava della dentature del verme pene. Tra i tanti, perché quella che ha percorso era la formazione Bright Angel, la fascia di scisto larga dai 90 ai 130 metri che rappresenta lo strato più grande e ricco di fossili della geologia intermedia del Grand Canyon.
Trovare il campione di verme pene è stato solo l’inizio del lavoro di ricerca e probabilmente la parte più facile e veloce, perché per capire di cosa so trattasse e studiarne le caratteristiche è stato necessario immergerlo nell’acido fluoridrico e aspettare diversi mesi. Ma è il processo che non ne distrugge i dettagli preziosi e che oggi ci permette di conoscere organismi che non esistono più.