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giovedì, Ago 04

Un cifrario post-quantistico è stato rotto da un processore del 2013 in un’ora

da Hardware Upgrade :

Solo poche settimane fa il NIST, l’ente statunitense preposto alla definizione degli standard, annunciava i primi quattro algoritmi per la crittografia post-quantistica. Tali algoritmi promettono di risolvere uno dei problemi pi grandi creati dall’avvento dei computer quantistici: la loro capacit di rompere la crittografia a chiave pubblica usata oggi, tra le altre cose, per le comunicazioni su Internet. Quattro ulteriori algoritmi sono in una fase di considerazione per la standardizzazione per avere una maggiore variet e, dunque, un migliore livello di sicurezza complessivo. Uno di questi, SIKE, stato per inaspettatamente rotto e non potr quindi diventare uno standard. Non senza una certa ironia, il cifrario stato rotto da un computer tradizionale di potenza limitata.

Un aspetto importante da tenere a mente che questo attacco non influisce in alcun modo sui cifrari gi standardizzati: essi sono, infatti, basati su tecniche matematiche completamente differenti e senza alcuna relazione con quella usata per SIKE. I cifrari gi approvati, dunque, restano sicuri, almeno fino a prova contraria.

SIKE viene rotto da un computer normale in appena un’ora

La crittografia a chiave pubblica prevede l’uso di complesse tecniche matematiche che consentono di usare due chiavi, una pubblica e una privata, per cifrare un dato: usando la chiave pubblica, solo chi in possesso di quella privata potr leggere i dati; dall’altro lato, chiunque pu verificare che il dato stato cifrato dal possessore della chiave privata tramite la chiave pubblica, garantendo cos l’autenticit del dato stesso. L’aspetto importante che, usando la crittografia a chiave pubblica, non necessario che due parti abbiano gi condiviso in anticipo una chiave crittografica “tradizionale”: proprio grazie a questa caratteristica che la crittografia a chiave pubblica diventata essenziale per le comunicazioni su Internet.

I calcoli necessari per l’uso della crittografia a chiave pubblica sono, per, spesso impegnativi e per questo vengono sovente usati protocolli per lo scambio di chiavi simmetriche. Per fare un esempio pratico, collegandosi al sito della banca, il primo scambio avviene usando le chiavi pubbliche, ma viene poi concordato l’uso di un’altra chiave per cifrare le successive comunicazioni usando un algoritmo a chiave simmetrica come AES. In tal modo si ottiene un elevato livello di sicurezza, accoppiato a prestazioni superiori. Questo processo si chiama “incapsulamento”.

SIKE, sigla che sta per Supersingular Isogeny Key Encapsulation (incapsulamento di chiavi tramite isogenie supersingolari), un algoritmo proposto per la standardizzazione pensato proprio per sostituire quelli attuali, vulnerabili agli attacchi da parte dei computer quantistici. Parte di SIKE il protocollo SIDH, ovvero Supersingular Isogeny Diffie-Hellman (Diffie-Hellman tramite isogenie supersingolari): di fatto, il protocollo di scambio della chiave simmetrica spiegato pi sopra usando un algoritmo di cifratura a prova di attacco da parte dei computer quantistici.

O cos si credeva. Durante il fine settimana, infatti, alcuni ricercatori dell’Universita di Leuven, nei Paesi Bassi, hanno pubblicato uno studio preliminare in cui affermano di essere riusciti a rompere il nuovo algoritmo con un computer tradizionale in meno di un’ora. Per essere specifici, i ricercatori hanno usato un singolo core di un processore Intel Xeon E5-2630v2, lanciato nel 2013. I ricercatori riceveranno ora 50.000 dollari, messi in palio dal NIST.

SIKE usa le isogenie: semplificando molto, delle trasformazioni matematiche (morfismi di gruppi algebrici, in gergo tecnico) per effettuare trasformazioni da una curva A a una curva B. L’attacco trovato dai ricercatori si basa sul fatto che tali trasformazioni non vengono compiute direttamente, ma tramite passaggi intermedi: determinando le curve intermedie possibile risalire alla chiave usata per la cifratura e, di fatto, rompere l’algoritmo.

L’attacco valido per l’algoritmo pubblicato, che prevede l’uso di un passo per generare la chiave. In teoria, possibile che l’uso di un algoritmo con due passi non sia suscettibile allo stesso attacco e risulti dunque sicuro. Tuttavia, per il momento SIKE da considerare fuori dai giochi, quantomeno nell’incarnazione attuale.

Problemi difficili (anche da analizzare in cerca di problemi)

Non il primo caso in cui algoritmi considerati per la standardizzazione nel concorso indetto dal NIST vengono rotti. A febbraio era stato il turno di Rainbow, che era considerato fra i favoriti ed era gi stato adottato, molto prematuramente, anche per alcune blockchain.

Perch per questi attacchi sono venuti alla luce solo ora, dopo anni di scrutinio intenso e continuo? La risposta che gli algoritmi usati per la crittografia si basano su problemi difficili: tale termine viene impiegato per parlare dell’estrema difficolt nel risolverli da parte dei computer, con tempi di risoluzione che arrivano ai miliardi di anni, ma in questo caso possiamo dire che siano difficili anche nell’approccio da parte delle persone.

Parlando ad Ars Technica, David Jao, uno degli inventori di SIKE, ha spiegato che ” vero che l’attacco usa concetti matematici che sono stati pubblicati negli anni Novanta e Duemila. In un certo senso, l’attacco non richiede nuova matematica; avrebbe potuto essere notato in qualunque momento. Un aspetto inaspettato dell’attacco che usa curve di genere 2 per attaccare le curve ellittiche (che sono curve di genere 1). Una connessione tra i due tipi di curve piuttosto inattesa. Per dare un esempio di ci che intendo, per decenni si cercato di attaccare la crittografia basata sulle curve ellittiche, e alcuni hanno cercato di usare approcci basati su curve di genere 2. Nessuno di questi tentativi ha avuto successo, quindi uno sviluppo inatteso che questo tentativo abbia avuto successo nel campo delle isogenie. In generale c’ molta matematica che stata pubblicata in letteratura ma che non ben compresa dai crittografi. Mi metto in questa categoria dei molti ricercatori che lavorano nel campo della crittografia ma non capiscono la matematica come dovrebbero. Talvolta, dunque, tutto ci che serve che qualcuno riconosca la possibilit di applicare la matematica teoretica esistente a questi nuovi crittosistemi. ci che avvenuto in questo caso.”

importante notare come questo risultato possa apparire negativo, ma sia in realt esattamente il motivo per cui gli algoritmi crittografici vengono sottoposti a fasi di critica pubblica. Se non si procedesse in questo modo, il rischio sarebbe che algoritmi deboli venissero standardizzati, magari implementati anche in hardware, solo per scoprire successivamente che esisteva un attacco in grado di romperli. dunque d’uopo, ancora una volta, rimarcare come la collaborazione attiva e aperta porti ai risultati migliori. Grazie a processi aperti e pubblici possibile coinvolgere persone con esperienze e conoscenze diverse, cos da arrivare ai migliori risultati possibili.

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