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lunedì, Dic 16

Un fumettista grillino ha preteso di spiegare al Memoriale di Auschwitz una vignetta sui lager


Mario Improta in arte Marione avrebbe dovuto promuovere lo “sviluppo della coscienza civile” per la giunta di Virginia Raggi, ma la sua collaborazione è finita con una figuraccia in mondovisione

La vignetta di Marione finita nella bufera

L’attualità italiana ci ha abituati a cortocircuiti, surreali salti logici e qualche momento veramente mortificante per l’amor patrio, ma non così di frequente i tre parametri sono stati portati al limite tutti insieme. Almeno, non prima dell’irruzione sulla scena pubblica di Marione, il vignettista scelto da Virginia Raggi per promuovere “la cultura della legalità e lo sviluppo della coscienza civile” negli istituti scolastici romani, che in queste ore sta spiegando all’account Twitter del memoriale di Auschwitz come interpretare la sua maldestra vignetta che paragona l’Unione europea a un campo di concentramento nazista (da cui un garrulo Boris Johnson scappa felice).

Chi è Marione

Mario Improta, in arte Marione, è un vignettista piuttosto noto nel sottobosco di Twitter, ma raramente balzato all’onore delle cronache nazionali. Di lui si sa più o meno ciò che sceglie di raccontare nella bio del suo sito personale: una laurea in giurisprudenza e un passato in Rai – prima da conduttore e poi da filmmaker – fino alla folgorazione per l’arte, messa a disposizione della battaglia “contro un sistema di potere che da decenni massacra la nostra amata patria”. C’è chi ha provato a rispedirlo dalle parti di viale Mazzini, con una petizione indirizzata a Carlo Freccero, ma senza grandi risultati.

Punto di riferimento satirico della galassia pentastellata, Improta non ha mai fatto mistero della sua militanza attiva nel Movimento 5 stelle, tanto da annunciare una candidatura – in seguito bocciata senza troppe spiegazioni – alle Parlamentarie del 2018. Nonostante la passione per la creatura di Grillo sia col tempo sfiorita – messa a dura prova dall’alleanza con il Partito democratico e poi definitivamente soppiantata dalla recente infatuazione per Vox Italia, il soggetto politico fondato da Diego Fusaro – nello scorso mese di settembre Marione ha accettato una collaborazione a titolo gratuito con il comune di Roma, che gli ha commissionato una serie di illustrazioni per il nuovo regolamento della Polizia municipale.

Un’altra vignetta firmata Mario Improta

L’idea che la coscienza civile della Capitale potesse essere rappresentata dall’autore di metafore come quella sulla derattizzazione della Rai aveva fatto storcere il naso a molti. Le cose, comunque, sono andate persino peggio del previsto.

Il caso Auschwitz

L’ultima opera di Marione non poteva decisamente passare inosservata. Il tema è di quelli cari alla poetica del disegnatore romano e vede il primo ministro inglese Boris Johnson allontanarsi dall’Unione Europea – rappresentata nella vignetta come un campo di sterminio nazista – indossando la divisa imposta ai deportati.

Già in passato il vignettista aveva paragonato l’Unione Europea a un tumore e a una violenza sessuale, ma questa volta l’agghiacciante parallelismo ha fatto il giro del web, come si dice in questi casi, e in breve tempo è diventata terreno di scontro politico tra il Pd capitolino e la sindaca di Roma Virginia Raggi, che da par suo ha scaricato il collaboratore, dissociandosi dal messaggio della vignetta senza citare direttamente Improta.

La parte più incredibile della vicenda si svolge però lontano dalle telecamere e coinvolge il Museo Nazionale di Auschwitz-Birkenau, che su Twitter ha commentato l’immagine scrivendo: “Arbeit macht frei era un’illusione cinica che le SS davano ai prigionieri di Auschwitz. Quelle parole sono diventate una delle icone dell’odio umano. È doloroso per la memoria di Auschwitz e delle sue vittime vedere questo simbolo strumentalizzato e vergognosamente abusato”.

Una lezione di storia davanti alla quale la maggior parte delle persone impallidirebbe. Ma non Marione, che non si è scomposto di fronte al solenne rimbrotto.

Da questo momento in poi la conversazione proseguirà nel surreale tentativo di dialogo tra l’autore del manga su Virginia Raggi e una delle più importanti istituzioni in tema di Shoah, con il primo intenzionato a chiarire una volta per tutte come andrebbe vissuta l’esperienza di una sottile satira sui campi di concentramento. O, nel peggiore dei casi, capire perché il memoriale abbia un occhio di riguardo per il collega Vauro.

La crociata solitaria di Mario Improta appare ancora piuttosto distante dalla conclusione, ma intanto per lui è arrivata la prima conseguenza concreta: “Ho sentito il sindaco Raggi e per non crearle ulteriori disagi non collaborerò più con il Comune di Roma” ha fatto sapere ancora una volta su Twitter, “Ringrazio le splendide persone con cui ho lavorato GRATUITAMENTE in questi mesi ed il sindaco per l’opportunità datami”.

 

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