Seleziona una pagina
venerdì, Giu 05

Un incontro di Linkedin a tema diversità e razzismo è finito malissimo



Da Wired.it :

Un meeting online che doveva indirizzare i temi di inclusività e diversità sull’onda delle proteste ha raccolto dozzine di commenti anonimi spiacevoli, e spesso apertamente razzisti

(foto: Martin BUREAU / AFP via Getty Images)

LinkedIn, come molte aziende americane in questo periodo, alla luce delle manifestazioni per la morte di George Floyd ha pensato di organizzare un meeting virtuale dei suoi dipendenti per discutere di inclusività, razzismo, giustizia sociale e integrazione. Quello organizzato per il 3 giugno doveva, in particolare, rappresentare un’occasione di confronto per “riflettere sui nostri pregiudizi, imparare a sostenerci e agire in maniera equa”, come riportato nell’invito dell’evento. E invece è stato un vero disastro o, come lo ha definito uno dei partecipanti,  “un epic fail”. Come ha raccontato il Daily Beast, l’incontro – a cui i dipendenti potevano partecipare in modo anonimo – ha fatto registrare dozzine di commenti scettici sulle proteste o apertamente razzisti. I messaggi, non firmati, criticavano anche la piattaforma per le proprie policy di tutela della diversità, equiparando tali pratiche a una sorta di razzismo contro i bianchi.

I commenti e le reazioni

Il Daily Beast è riuscito a leggere alcuni dei commenti postati e a riportali per intero. “In quanto membro di una non-minoranza, tutto questo discorso mi fa sentire come se dovessi sentirmi in colpa per il colore della mia pelle”, ha scritto uno dei dipendenti. E un altro: “I neri uccidono altri neri 50 volte di più dei bianchi. Questo perché sono vittime delle violenze tra gang rivali della propria città. Perché nessuno protesta per questo?”. O ancora: “Il tragico incidente che è costato la vita a George Floyd è lo stesso di Tony Timpa, un uomo bianco morto a Dallas nel 2016, ma allora nessuno pareva prestare attenzione. Perché? Non dovremmo volere giustizia per tutti?”. La maggior parte dei messaggi hanno, più o meno, lo stesso tenore.

Un dipendente afroamericano, ascoltato da The Verge, ha detto che quanto successo è particolarmente spiacevole perché il meeting era stato organizzato “in risposta alle proteste, con l’ausilio del nostro gruppo per i dipendenti di colore”. Dalle reazioni raccolte dal Daily Beast, gli afroamericani di LinkedIn si sono detti variamente disgustati per quanto hanno letto e, soprattutto, non si sentono più al sicuro a lavorare nell’azienda.

Il 4 giugno, però, sull’intera vicenda è intervenuto il ceo di LinkedIn Ryan Roslansky, che ha affidato i propri pensieri a una nota pubblicata sul social network dedicato alla ricerca di lavoro. L’amministratore delegato ha riconosciuto che l’aver permesso ai dipendenti di commentare il meeting in forma anonima è stato un grosso errore e che la società si impegnerà perché non accada più. Ha, quindi, aggiunto che “non siamo e non saremo una società o una piattaforma in cui è consentito il razzismo”.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]