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sabato, Mag 29

Un linguista ti spiega gli accenti americani dalla Louisiana agli stati dell’Ovest



Da Wired.it :

Dalla calda New Orleans alle Montagne rocciose, continua il tour con l’esperto e dialect coach Erik Singer. Un viaggio nella lingua ma anche nella storia, tra immigrazione, contatti tra popolazioni e cambiamenti (voluti e non)

Viaggiare negli States, da costa a costa, e magari on the road, è il sogno di molti, ma occhio agli accenti. Come abbiamo già raccontato qui, infatti, non solo nei diversi stati ma anche nelle singole città e nei quartieri abbondano le varietà di inglese americano in cui è possibile incappare. In questo video di Wired Usa,  il linguista e dialect coach Erik Singer continua il tour e si addentra in zone del paese molto peculiari.

Nella parte meridionale della Louisiana, ad esempio, c’è ancora una forte diffusione dell’accento non rotico, quello che porta a sopprimere le R nella pronuncia dei suoni. Molte zone storicamente non rothic del Sud hanno riguadagnato la consonante, ma in quest’area persistono e sfidano il cambiamento.

In Louisiana è d’obbligo fare tappa a New Orleans dove riscontrerete qualche somiglianza con l’accentazione newyorkese. Come spiega Singer si tratta del cosiddetto accento Yat, che deriva dalla frase Where y’at?, che sta per How are you, il nostro come stai?.

Ma come si spiega questa somiglianza? New Orleans ha assistito a fenomeni migratori simili a quelli di New York nel 19esimo secolo e le due città hanno avuto legami e contatti forti in chiave commerciale. Ecco quindi l’origine di Yat.

Una tappa in Oklahoma, invece, è ottimale per approfondire le differenze nell’inglese americano parlato dai nativi. Lo stato, infatti, come spiega nel video Kalina Newmark, è la patria di oltre quaranta prime nazioni americane, comprese i celebri Cherokee e i Comanche. Newmark, una manager laureata a Dartmouth con una doppia specializzazione in studi sui nativi americani, è co-autrice del libro The Rez Accent Knows no Border.

L’inglese dei nativi americani è infatti noto come accento Rez, dove Rez sta per reservations, riserve. I nativi hanno quindi fatto propria una lingua straniera, l’inglese, caratterizzandola attraverso la prosodia, quindi il ritmo e l’intonazione del parlato, che pur tuttavia presenta differenze.

Nell’Oklahoma occidentale, l’accento Anadarko è monotono mentre l’inglese Cherokee presente nell’Oklahoma orientale è molto più cantilenante. Insomma, bisogna prestare attenzione alla musicalità per azzardare distinzioni.

Una parentesi sulle lingue indigene è doverosa: al momento del contatto europeo in Nord America ne esistevano circa 300, ma da allora più di un centinaio sono andate perdute e molte altre sono in pericolo, anche perché l’assimilazione dei bambini nativi americani nella società bianca, soprattutto nei secoli scorsi, anche in forme coercitive, ha aggravato il fenomeno.

Il viaggio di Singer continua anche negli Stati attraversati dalle Montagne Rocciose, in una vasta area dove spesso la terminazione in ing viene pronunciata come “een”. Gli stati compresi in questa vasta area vengono spesso considerati come un unicum, spiega il linguista: le differenze ci sono, ma a prevalere sono le caratteristiche comuni. Per fortuna.





[Fonte Wired.it]