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mercoledì, Nov 18

Un vaccino contro il Covid-19 e uno contro l’ignoranza e il complottismo



Da Wired.it :

Dopo mesi di attesa la prospettiva cambia e arrivano i primi annunci: ma una quota significativa, in Italia come all’estero, non sembra disponibile a immunizzarsi. Perché dobbiamo occuparcene subito

Nei primi mesi di distribuzione BNT162b2 e gli altri saranno senz’altro utili a proteggere le fasce più a rischio della popolazione e a rallentare la circolazione dell’infezione. Secondo Ugur Sahin, cofondatore di BioNTech insieme alla moglie Özlem Türeci che ha sviluppato il vaccino Pfizer, già entro l’estate potrebbero vedersi i primi effetti significativi, anche se alla normalità torneremo il prossimo inverno, per cui nel giro di un anno. Ma questo risultato dipende da una quantità di fattori – logistici, economici, legati all’efficacia e alla durata dell’immunità acquisita – e anche da un bene intangibile ma preziosissimo: la fiducia dei cittadini. Che si trasformerà nella disponibilità a sottoporsi alla vaccinazione, quando sarà il proprio turno (a prescindere che si cada fra i primi a essere coinvolti o fra gli ultimi). Occorrerà una copertura vaccinale prossima al 70% per mettere davvero sotto controllo l’epidemia e provare a estinguerla. Eppure non tutti, in sembrano disposti a rispondere alla prima chiamata, quando arriverà. Alcuni neanche alla seconda.

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(foto: Daniel Schludi/Unsplash)

Negli Stati Uniti, il paese più colpito, alla scorsa metà di ottobre solo la metà degli intervistati si diceva favorevole a farsi vaccinare. Un sondaggio Ipsos diffuso da DiMartedì e pubblicato dal Corriere della Sera spiega invece oggi che solo il 37% farà certamente il vaccino qualora fosse messo a disposizione nel corso del prossimo anno. Il 42% aspetterà per capirne l’efficacia e il 16% si dice certo che non lo farà. Un altro 5% naviga nel buio. Non è un buon punto di partenza. Anche perché nonostante la vita ribaltata, l’economia a pezzi e le decine di migliaia di morti è una dinamica in crescita, per quanto sia scorretto confrontare indagini differenti: secondo Euromedia Research alla metà di ottobre i contrari erano per esempio il 36% mentre il 29% intendeva comprendere meglio l’origine del prodotto. Quota poi scesa al 33% un mese più tardi, dopo i primi annunci di Big Pharma, più rassicuranti rispetto ai pasticci sinorussi. Anche il sì granitico, però, è sceso al 26% dal 30 di ottobre.

Al netto delle percentuali queste e altre indagini dimostrano in definitiva che c’è una quota significativa, assolutamente non trascurabile, di persone che non intendono vaccinarsi o aspetteranno molto a lungo a farlo e che nella sostanza potrebbero mettere in pericolo l’immunizzazione di massa e l’effetto gregge che se ne attende.

Eppure sembrerebbe intravedersi una luce in fondo al tunnel. Sono due i vaccini già annunciati dalle case produttrici (di cui però mancano i dati e le pubblicazioni scientifiche), altri due arriveranno entro il 2020 o a cavallo dell’anno (AstraZeneca e Johnson&Johnson) e dunque potremo verosimilmente avere a disposizione anche in Italia i primi milioni di dosi di tre o quattro vaccini nei primi mesi dell’anno, in certi casi fin da gennaio. La Commissione europea ha appena approvato un quinto contratto di fornitura con CureVac assicurandosi così nell’arco del 2021 1,2 miliardi di dosi. Se è vero che un’indagine pubblicata su Nature Medicine e condotta su 13mila persone in 19 paesi, fra cui l’ ha rivelato che quasi il 72% dei partecipanti si è detto propenso a farsi immunizzare, il 14% rimane invece niente affatto o poco disponibile e il 14% incerto. E sono medie internazionali fortemente diverse da paese a paese.

Ma chi c’è dentro quelle percentuali di italiani contrari al vaccino? Anzitutto una quota importante di chi è preoccupato per gli eventuali effetti collaterali. E in generale, con ogni probabilità, disorientato da quest’improvvisa cascata di annunci, non si capisce quanto affidabili. Dopo mesi di immobilismo totale, alle prese con migliaia di studi spesso in contraddizione fra loro e vecchi farmaci poco o nulla efficaci nella lotta ai sintomi della Covid-19; dopo che per lungo tempo ci hanno spiegato che un vaccino non sarebbe mai potuto arrivare prima di 18/24 mesi, all’improvviso nel pieno della seconda e ancora più dolorosa ondata sono esplosi come bombe in uno stagno gli annunci di Pfizer, Moderna e degli altri. Se nella maggioranza delle persone alimentano fiducia nel futuro, riaccendendo i motori sull’avvenire e anche un certo conforto legato ai progressi scientifici e tecnologici, per esempio nell’affascinante uso di tecniche come l’Rna messaggero, in altri casi possono comprensibilmente muovere dubbi e scetticismi o semplici cautele.

Vanno presi in considerazione. E bisogna farlo subito, appena i dati scientifici saranno a disposizione, con una campagna informativa trasparente e che venga tolta di mano al marketing delle aziende farmaceutiche ma diventi un’operazione di salute pubblica anche nel registro comunicativo per una vaccinazione gratuita, spiegata in tutti i dettagli e in cui i cittadini si sentano una consapevole parte in causa e non bersagli da pungere il prima possibile. “La tragedia più grande sarebbe avere un vaccino sicuro ed efficace che le persone esitano a farsi somministrare” ha riassunto in modo eccellente Preeti Malani, chief health officer e professoressa di medicina all’università del Michigan su The Conversation. Quell’esitazione, che indagini e sondaggi fotografano e che paesi come l’Italia conoscono anche su altri fronti vaccinali, va accolta con rapidità. E – quando non sfiori il fondamentalismo dei no vax militanti convinti che Bill Gates avveleni il mondo per poi salvarlo coi suoi brevetti – rispettata.

Dentro quello zoccolo duro c’è anche, evidentemente, una quota che sarà difficile recuperare ma che non dobbiamo rassegnarci a perdere. È quella che ci ha messo in difficoltà con le coperture vaccinali infantili e ci ha condotto a dover approvare all’epoca della ministra Beatrice Lorenzin, era l’estate del 2017, un decreto poi convertito in legge che prevede 10 vaccinazioni obbligatorie per i minori, dall’antipoliomielitica a quella contro il morbillo. E a vietare l’accesso a scuole materne ed elementari ai bambini non vaccinati oltre che a multare i genitori di quelli più grandi.

Nei giorni scorsi ha colpito la testimonianza raccolta dalla Cnn dell’infermiera Jodi Doering del South Dakota, interpellata a partire da un suo thread virale su Twitter, che spiegava come nel suo ospedale di una contea ultra-trumpiana ci fossero pazienti ricoverati in condizioni drammatiche in grado di negare fino all’ultimo respiro di essere affetti da Covid-19. E convinti anche in punto di morte, o in condizioni critiche, che il coronavirus sia una macchinazione di chissà quale entità segreta internazionale.

Sembra incredibile ma dovremo occuparci non solo di chi nutra legittime cautele ma soprattutto di quei pazienti che racconta l’infermiera Doering e di chi – ormai razionalmente spossato dal almeno un decennio di complottismi a ogni livello, a partire da quello politico, e prigioniero del sottobosco pseudoscientifico e della mortificazione del pensiero scientifico e razionale – non ha neanche l’intenzione di prendere in considerazione l’idea di proteggersi per proteggere gli altri. E dobbiamo farlo subito.

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[Fonte Wired.it]