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Un vaccino contro il fentanyl, presto potremmo avere un alleato prezioso contro la piaga dell’oppioide

by | Dic 5, 2025 | Tecnologia


Pensiamo che un mese di protezione sia un buon compromesso per garantire una rete di sicurezza”, afferma Pravetoni. La durata sarebbe simile a quella del Vivitrol, un farmaco iniettabile utilizzato per prevenire le ricadute negli adulti con una dipendenza da alcol o da oppioidi.

Una delle grandi domande che accompagna lo sviluppo di un vaccino o di una terapia anticorpale contro il fentanyl è se una dose sufficiente possa superare gli anticorpi e raggiungere comunque il cervello. Per Sharon Levy, specialista in medicina delle dipendenze al Boston children’s hospital — che ha lavorato allo sviluppo di vaccini contro il fentanyl ed è una delle consulenti scientifiche di Armr — si tratta di un obiettivo possibile: “Gli anticorpi non sono infiniti”, spiega.

Levy ricorda che nei trattamenti delle dipendenze c’è sempre il rischio che i pazienti provino ad annullare l’effetto di un farmaco che blocca gli oppioidi assumendo dosi elevate (una pratica ovviamente molto pericolosa, per quanto rara).

Levy e i suoi colleghi stanno conducendo sondaggi per capire quale sarebbe la disponibilità ad assumere un vaccino contro il fentanyl. Secondo il medico, il gruppo principale di utenti sarebbe composto da adolescenti e giovani adulti, che potrebbero essere entrati in contatto accidentalmente con il fentanyl attraverso il consumo di altre droghe. Ma anche le persone con un disturbo da uso di oppioidi coinvolte in un trattamento attivo sarebbero candidate valide. “Nel complesso, la nostra esperienza ci dice che ci sarebbe interesse”, osserva l’esperta.

Mike Selick della National Harm reduction coalition — un’organizzazione statunitense che offre supporto alle comunità più colpite dall’uso di sostanze — teme invece che un vaccino contro il fentanyl possa bloccare anche gli effetti di altri oppioidi, lasciando poche opzioni a chi ha bisogno di antidolorifici.

Negli studi sugli animali, il team dell’Università di Houston non ha riscontrato una reattività crociata con altri comuni farmaci a base di oppioidi utilizzati per il trattamento del dolore o della dipendenza, come buprenorfina, metadone, morfina o ossicodone. Un aspetto che però ha anche un risvolto negativo, in quanto suggerisce che il rischio di un’overdose causata da altri oppioidi non svanirebbe, così come gli altri effetti delle sostanze.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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