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lunedì, Mar 15

Una banca del dna sulla Luna, per salvare la vita sulla Terra



Da Wired.it :

Un team dell’Arizona University ha proposto di realizzare sulla Luna una sorta di backup della biodiversità della Terra: una banca genetica alimentata a energia solare e con “personale” robotico

polveri lunari
Rappresentazione artistica di una possibile base di attività sulla Luna (foto: Esa)

Una moderna arca di Noè per mettere in salvo, sulla Luna, la vita sulla Terra. In caso qualche catastrofe la comprometta. È l’idea di un team di ricercatori dell’università dell’Arizona, che durante la conferenza aerospaziale Ieee ha proposto di realizzare una banca genetica dei 6,7 milioni di specie terrestri nel labirinto di gallerie e grotte che si estende sotto la superficie del nostro satellite. Fattibile? Mancano ancora alcune tecnologie, ma secondo i ricercatori, spendendo svariate centinaia di miliardi di dollari (ma, insomma, la vita non ha prezzo), dovremmo farcela nei prossimi trent’anni.

Un backup della Terra

Secondo Jekan Thanga e i suoi collaboratori è il momento di decidere: la vita sulla Terra, almeno così come la conosciamo, è fragilissima, e una qualche catastrofe potrebbe comprometterla irrimediabilmente. Come già successo in passato, una super eruzione vulcanica o l’impatto di un grosso meteorite potrebbero portare estinzioni di massa, ma anche una guerra mondiale nucleare o i cambiamenti climatici potrebbero avere lo stesso esito. Per questo dobbiamo dotarci di un backup della biodiversità terrestre da depositare al di fuori del pianeta.

Un progetto colossale, bisogna ammettere, che richiederebbe investimenti di capitale molto importanti (ma sostenibili, secondo i ricercatori, per le Nazioni Unite), visto che si tratterebbe di mandare in orbita qualcosa come 250 razzi spaziali per trasportare i campioni di dna (da 50 a 500 per ciascuna specie, se si vuole che un eventuale ripopolamento sia davvero realizzabile), senza contare quelli per inviare il materiale di costruzione della struttura di conservazione.

Un’arca lunare

Realisticamente, la Luna è la sede migliore per la realizzazione di questo progetto in tempi brevi. L’essere umano è già stato sulla Luna e si accinge a tornarci in modo più stabile. Sotto la superficie del nostro satellite, inoltre, esiste una rete di gallerie e grotte (formatasi quando la Luna era geologicamente attiva) che ora secondo i ricercatori sarebbero camere ideali per mettere in sicurezza il dna di tutte le specie viventi conosciute: una catastrofe sulla Terra non coinvolgerebbe la Luna e il dna custodito nel sottosuolo sarebbe protetto sia dagli impatti di piccoli meteoriti sia dalle radiazioni solari.

Certo, le gallerie lunari sarebbero prima da mappare per identificare quelle più idonee. E per questo i ricercatori propongono di utilizzare degli ipotetici robot dalla forma sferica dotati di telecamere e sistemi di rilevamento da remoto.

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(credit: Jekan Thanga/University of Arizona)

La banca genetica lunare, hanno precisato gli scienziati, avrà anche una componente sulla superficie del satellite, indispensabile per le comunicazioni e per l’installazione di pannelli solari per fornire energia al sistema di stoccaggio.

Personale robotico

I campioni di dna nel sottosuolo lunare, infatti, dovrebbero essere conservati a temperature molto basse (inferiori a -180°C). L’idea di avere personale umano per la gestione non è immaginabile, quindi servirebbero dei robot resistenti a simili temperature, in grado di muoversi per levitazione quantistica. Una simile tecnologia al momento non esiste, ma per Thanga nei prossimi trent’anni tutto sarà realizzabile. Se abbiamo fretta (e secondo lo scienziato, ne abbiamo) le sfide tecnologiche potrebbero essere vinte nei prossimi quindici anni.

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[Fonte Wired.it]