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domenica, Lug 19

una cattedra per l’Open Innovation

Da Punto-Informatico.it :

La centralità della conoscenza e la trasmissione efficiente della stessa all’interno di una impresa è ormai sempre più cruciale per definire il valore dell’impresa stessa. Costruire conoscenza, quindi, è costruire valore e la velocità con cui si riesce a fare tutto ciò determina non soltanto il valore assoluto del brand, ma anche la capacità con cui lo stesso è in grado di adattarsi ad ogni circostanza, cogliendo al meglio ogni opportunità ed opponendo una più agile resistenza ad ogni rischio. Questo percorso può essere svolto in tanti modi, ma oggi più che mai è il paradigma dell’Open Innovation a poter offrire metodo, strategia e procedure consolidate

Ecco perché un gruppo come Maire Tecnimont ha scelto questa strada ed ecco perché ha voluto muovere i propri passo partendo da chi per primo ne ha identificati i segnali più forti: Henry Chesbrough, padre putativo dell’Open Innovation grazie ad un saggio del 2003 (“The era of open innovation”) che lo pone come vera e propria avanguardia sul tema.

Open Innovation: da Maire Tecnimont alla Luiss

La mossa è destinata ad avere effetti di grande sinergia perché alla stessa cattedra siedono Andrea Prencipe, Rettore della Luiss Guido Carli di Roma, Henry Chesbrough, direttore del Garwood Centre for Corporate Innovation dell’università della California a Berkeley, e Fabrizio Di Amato, Presidente Maire Tecnimont.

La linea tracciata è chiara:

far tesoro in maniera sistematica di collaborazioni, idee e risorse esterne rispetto al perimetro societario classicamente inteso. Dalle start-up al mercato globale delle idee e dei brevetti, questo modello illustra meglio dei precedenti perché un’azienda non abbia più bisogno di controllare, quasi di possedere, i processi di innovazione dall’inizio alla fine.

Il progetto di Maire Tecnimont consta nell’istituzione di una cattedra focalizzata proprio sull’Open Innovation e volta a gettare le basi per una analisi dei principi propri della disciplina. Quella che si intende perseguire è una nuova vocazione aziendale che costruisca sul dogma dell’innovazione continua una nuova introspezione analitica: in ballo c’è il modo in cui un’azienda definisce sé stessa nel proprio rapporto con il mondo esterno, favorendo le potenzialità dell’apertura ai rallentamenti che la chiusura può determinare. Dietro alla parola “open”, quindi, si aprono nuove praterie tutte da esplorare, per molti versi rivoluzionarie, sicuramente con grandi potenzialità di fronte:

L’elemento di differenziazione fondamentale tra l’Open Innovation e altre forme di collaborazione per l’innovazione risiede nella ricerca di partnership non ovvie che possano quindi offrire conoscenze, idee, competenze, informazioni non convenzionali, inaspettate, impensate ed a volte impensabili.

Ciò che la Luiss e Maire Tecnimont intendono esplorare è l’insieme delle dinamiche in grado di esplodere valore tra le maglie della contaminazione: in che modo è possibile favorire l’incontro tra partner affinché possano migliorare l’acquisizione di conoscenze essenziali per esprimere nuova energia? In che misura è possibile dar vita a vere e proprie reti tra imprese, startup e centri di ricerca alla ricerca di nuovo valore?

Il metodo è destinato a diventare asset a disposizione di chi intenda metabolizzare nel proprio DNA aziendale non tanto i risultati dell’innovazione, non tanto gli strumenti dell’innovazione, quanto l’innovazione in sé. L’Open Innovation, del resto, non afferisce tanto il Fare, quanto l’Essere. Con tutte le conseguenze che ne derivano.



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