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Un tribunale australiano ha dichiarato discriminatoria la rimozione del profilo di una donna transgender dal social al femminile Giggle for Girls. Una sentenza considerata storica in Australia, e non solo, per il riconoscimento dell’identità di genere sulle piattaforme. La vicenda è cominciata nel 2022, quando Roxanne Tickle, una donna transgender di nazionalità australiana, ha citato in giudizio l’app australiana e la sua fondatrice Sally Grover per discriminazione illegale dell’identità di genere. Era accaduto che il suo profilo fosse stato rimosso l’anno prima, quando la donna si era iscritta alla piattaforma, perché la foto che Tickle aveva pubblicato era stata identificata come maschile.

Il danno e il risarcimento

Per accedere all’app, infatti, a Tickle era stato chiesto di caricare un selfie, verificato prima dal software di rilevamento di genere KairosAI e poi da Grover in persona. Un processo che ha decretato l’esclusione della donna, che aveva ottenuto nel 2017 la rettifica dei dati anagrafici, dalla piattaforma, “perché non sembrava sufficientemente femminile” nella foto caricata, come ricostruito dalle indagini sul motivo del blocco del profilo. Tickle ha però deciso di fare causa alla piattaforma e di citarla in tribunale. E il tribunale le ha dato ragione. Il giudice Robert Bromwich ha riconosciuto una forma “di discriminazione indiretta dell’identità di genere” nei confronti di Tickle, che riceverà dalla piattaforma Giggle for Girls un risarcimento di 10.000 dollari australiani – pari a 6.700 euro – e a cui si aggiungono anche le spese legali.

Una sentenza che farà la storia

La decisione, emessa dalla Corte federale, rappresenta un momento cruciale nel percorso di riconoscimento dell’identità di genere in Australia, trattandosi della prima sentenza emessa dopo le modifiche apportate alla legge sulla discriminazione sessuale nel 2013, che hanno reso illegale ai sensi della legge federale discriminare una persona sulla base dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere o dello status intersessuale. “Questa decisione è una grande vittoria per le donne transgender in Australia – ha dichiarato a Reuters Paula Gerber, docente della Facoltà di Giurisprudenza della Monash University -. Questo caso invia un messaggio chiaro a tutti gli australiani che è illegale trattare le donne transgender in modo diverso dalle donne cisgender. Non è lecito prendere decisioni sul fatto che una persona sia una donna in base a quanto appare femminile”.

Il vero merito di tutta questa vicenda, però, è soltanto di Roxanne Tickle, che ha scelto di far valere i suoi diritti. “Ho portato avanti il mio caso per mostrare alle persone trans che puoi essere coraggiosa e puoi difendere te stessa – ha dichiarato ai media australiani a margine della sentenza -. Ora posso andare avanti con il resto della mia vita e prendere un caffè lungo la strada con i miei amici, giocare a hockey con la mia squadra e lasciarmi alle spalle questo orribile caso”.



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