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lunedì, Gen 04

Una giornata con lo Huawei MateBook 14: un computer pratico e potente



Da Wired.it :

Montare video, preparare doppiaggi audio, ma anche programmare siti web, passando senza problemi da Windows a Linux usando tutti i software più importanti del settore. La flessibilità e la praticità di un grande schermo 3:2 con autonomia di batteria senza compromettere la potenza

Huawei MateBook 14 è un portatile da 14 pollici con processore Intel, scheda grafica Nvidia, e componenti scelti per rientrare nella fascia medio-alta della categoria. Ha un aspetto moderno ed è tutto rifinito in alluminio, ma non lo considero un ultraportatile perché pesa 1.5 kg e perché non ha nulla di veramente sacrificato in nome della portabilità. Ci si può lavorare per tutto il giorno: lo schermo è grande e sviluppato in verticale (rapporto tra altezza e lunghezza di 3:2), la tastiera e il touchpad sono ampi e precisi, la batteria è tra le più capienti del settore (56 Wh) per un’autonomia di 6 ore, almeno, durante la produttività di ufficio o l’uso un po’ accorto. Ci sono dei modelli più compatti di questo, ma Huawei non ha sprecato l’ingombro del telaio.

Una giornata alternativa

Nella mia giornata tipo non c’è mai un solo sistema operativo perché non c’è mai un solo progetto da portare avanti. Matebook 14 viene venduto con Windows 10 Home quindi mi supporta nel montaggio video (DaVinci Resolve, Adobe Premiere CC) e nell’editing ai podcast (che assemblo su Premiere e finalizzo su Adobe Audition e Audacity) ma ho bisogno di Linux per tenere in piedi il sito, per scrivere i testi, per divertirmi con il codice e con i progetti open source di altri. È Windows il mio sistema alternativo, non Linux.

Su Matebook 14 ho installato l’ultima versione di PopOS!, distribuzione Linux derivata da Ubuntu (a sua volta basata su Debian), perché esiste in una variante già predisposta per le schede grafiche Nvidia. Non è solo questo: c’è il suo sistema di organizzazione intelligente delle finestre (in gergo si chiama tiling, e si occupa di posizionare le finestre sullo schermo senza sovrapporle), c’è un tema grafico curato, volendo scuro, c’è tutto il software di Ubuntu e una gestione energetica avanzata che mi fa disattivare la scheda grafica Nvidia per risparmiare batteria. Su un pc fisso preferisco altre distribuzioni Linux, ma sui portatili PopOS! è diventata una scelta affidabile nonché veloce da portare in produzione.

Si apre mondo open source

I notebook di Huawei hanno un buon supporto open source. Nei mercati asiatici, tutta la linea MateBook è venduta in variante Linux. Non ho problemi a veder riconosciuta la dotazione hardware principale, dai tasti multimediali per la luminosità al lettore di impronte digitali, dalla webcam al jack audio. La tastiera ha legende illuminate, oltre al contorno dei tasti, ed è un bell’effetto estetico. E la tastiera, soprattutto, ha una risposta corta e morbida, percepibile e silenziosa. Parte del merito va al palm rest in metallo (tutta la parte dove si appoggiano le mani, compresi gli spazi tra i singoli tasti) quindi solido e stabile, senza molleggiamenti o flessioni.

Di solito scrivo nella prima parte della giornata, e rispondo alle email, organizzo quel che devo fare, perdo tempo su Internet, partecipo alle videoconferenze. MateBook 14 configurato con VSCode, GitHub Desktop, Firefox, Telegram, Gimp, e utility da riga di comando come il generatore di siti statici Hugo o l’editor Vim, mi fa lavorare in un ambiente che conosco senza notare differenze con la workstation grande e grossa. Non è solo impressione, c’è una spiegazione tecnica: la memoria Ssd NVMe e i 16 GB di Ram della mia versione bastano a garantire un sistema reattivo e silenzioso nella maggior parte del lavoro. Avrei tutto per far partire macchine virtuali o dei container Docker, pur continuando a tenere sotto Firefox con 20 siti caricati, qualche social, diverse finestre minori.

Al lavoro con il MateBook 14

Tutti i computer paragonabili a questo Huawei reggono una produttività del genere, ma il vanto di MateBook 14 è nel farlo a bassi regimi e a bassi consumi, con una dotazione di input familiare (e non è scontato) e con quel display quasi quadrato a cui accennavo prima; qui è favorito il lavoro su testi, listati, o impaginato proprio perché c’è più spazio in verticale del solito. È un piacere per gli occhi perché il pannello IPS ha una luminosità superiore ai 300 nits, un contrasto che porta i neri ad essere profondi, colori affidabili con la copertura sRGB al 98%, e nessuna sbavatura ai bordi quando l’immagine è tutta scura (in gergo bleeding, emorragia di luce). Io trovo un difetto nell’aver inserito il touchscreen; ci sono momenti in cui fa comodo allungare l’indice e muovere la pagina web, o scorrere le immagini, ma il compromesso è avere un vetro riflettente ed è una condizione che all’esterno si cerca di evitare. Accetto (ma non cerco) il touchscreen su un portatile convertibile, ma qui un pannello opaco, per lo più così valido, avrebbe aumentato le capacità di lavorare con MateBook 14 senza preoccuparsi delle condizioni di luce, del finestrino del treno con la tenda alzata, del lucernario che sta alle spalle.

Per me è nel primo pomeriggio, dopo pranzo, il momento giusto per il lavoro sui video o sui podcast. Prendo il MateBook, riavvio su Windows 10 (altro dettaglio sul Dual Boot, così si chiama: Huawei me lo facilita perché divide lo spazio in due partizioni, così posso ricavarne una per Linux senza toccare l’installazione di Windows) e mi trovo con una Gpu Nvidia (la Mx350 ha 640 core Cuda e 2 GB di Gddrs; è la soluzione più veloce della gamma MX) sfruttata sia da Adobe Premiere sia da DaVinci Resolve. Il montaggio video in 1080p è agevole su questo portatile, ma se mi capitano dei filmati 4K a 10-bit passo dal “proxy”, ovvero sfrutto una funzionalità di Premiere dove si creano delle copie a risoluzione ridotta con il solo scopo di continuare il montaggio; poi si tornerà agli originali per il rendering finale. È un modo di fare che richiede molto spazio su disco ma su MateBook 14 ne ho a sufficienza. Su Windows ho una gestione energetica più evoluta rispetto a Linux. La batteria dura un paio d’ore in più (al netto di ottimizzazioni manuali da attivare su Linux), e posso controllare sia lo smartphone Android Huawei sia gli aggiornamenti ufficiali, Bios compreso.

Il limite in questo contesto è nella dotazione di porte. MateBook 14 non ha un lettore di schede SD e non ha Thunderbolt 3 ma USB-C 3.1. Inoltre, delle USB sul lato destro, solo una è di tipo 3.0. Questo non mi velocizza il trasferimento dei file video dalla scheda SD al PC perché devo usare un adattatore. Non ho avuto noie nel collegamento ad un monitor esterno né con la HDMI né con la USB-C. Si possono gestire fino a tre display, compreso l’interno, ma la porta USB-C è la stessa usata per l’alimentazione quindi è meglio avere un HUB USB specifico se si vogliono collegare due monitor esterni e, insieme, caricare la batteria.

Batteria che si collega ad un alimentatore da 65 watt, bianco e compatto; può caricare il tablet, lo smartphone, o quel che serve, ed quindi l’unico da portare in borsa durante gli spostamenti.

La potenza non fa rumore

Lavorare fino al pomeriggio con questo hardware non porta la ventola su livelli noiosi. Huawei ha calibrato bene la sua rotazione perché il calore interno non si riflette troppo nella zona tastiera. Solo il fondo, dopo lo stress di un’esportazione video, supera i 50°C; la parte a contatto con le mani resta almeno 10°C più fredda. A smontarlo per guardare gli interni esce una coppia di heatpipes più lunga del solito, finalizzata sulla ventola e da lì sulla presa d’aria posteriore; a differenza di altri portatili dove l’impianto di smaltimento del calore è molto più compatto, qui c’è spazio per dissipare su buona parte del telaio – altro vantaggio dell’avere uno chassis non vincolato alla portabilità estrema.

Ma sono dettagli perché è il rumore ridotto quello che considero più utile al montaggio video e audio: non mi obbliga a mettere le cuffie e non mi lascia la sensazione di un portatile in affanno. Ho sempre preferito del calore appena più alto ad un ventola che si attiva sempre e comunque. Ed è un compromesso che anche qua, con la scheda grafica dedicata, ha senso.

In conclusione

Una nota: non gioco con il pc, ma la Nvidia MX350 regge titoli decenti e recenti, anche in 1080p. Altra nota: la webcam nascosta sotto un tasto della tastiera, tra F6 e F7, a scomparsa, è meno flessibile delle altre perché ha un solo angolo di visuale. Quindi è accettabile se potete allontanarvi un po’ dall’inquadratura e cercare voi una composizione migliore, ma è molto più innaturale se dovete continuare a muovere le dita sulla tastiera e sul touchpad perché tutta questa attività sarà in primo piano. La webcam così montata facilita l’installazione del pannello al centro dello schermo e riduce le cornici; migliora anche la privacy perché una volta chiuso il tasto è fisicamente nascosta anche la webcam. Ha i suoi vantaggi, ma quella inquadratura fissa può essere inadeguata.

Per sintetizzare cosa significa lavorare su un MateBook 14 posso scrivere che è un portatile molto equilibrato. Huawei ha scelto bene i componenti, non ha forzato il design, ed ha avuto l’intuizione di affiancare alla Cpu Intel la migliore scheda video possibile in questa categoria. Non è un portatile elegante e vincolato ma un computer con il quale lavorare sul serio per diverse ore.

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[Fonte Wired.it]