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venerdì, Set 13

Una nuova spettacolare immagine di Saturno, da Hubble


Uno dei giganti gassosi del nostro sistema solare, immortalato in tutta la sua magnificenza dal telescopio Hubble. Oltre alla bellezza, in questa foto c’è tanta scienza

saturno
(immagine: Nasa, Esa, A. Simon (GSFC), M.H. Wong (University of California, Berkeley) and the Opal Team)

Il Signore degli anelli: un soprannome più azzeccato per Saturno proprio non ci poteva essere. Ed eccolo lì, a più di un miliardo di chilometri da noi, catturato dagli occhi del telescopio Hubble, magnifico nel suo colore ambrato, circondato dagli anelli ghiacciati e corteggiato dalle sue lune. L’immagine, appena rilasciata dalla Nasa e dall’Esa, è stata scattata il 20 giugno di quest’anno e fa parte del programma scientifico Outer Planet Atmospheres Legacy (Opal), per studiare come cambia l’atmosfera dei giganti gassosi. Perché oltre alla bellezza c’è di più.

Venti giugno 2019, dicevamo, quando Saturno si trovava alla minima distanza dalla Terra. Agli occhi dei profani potrebbe sembrare così placido e tranquillo, messo lì a fluttuare nell’universo, e con gli anelli un po’ inclinati verso la Terra sembra quasi volerci salutare con un inchino.

Ma in realtà in quest’immagine non c’è niente di placido e tranquillo, e Hubble ce lo racconta bene. Per esempio, la grossa tempesta sul polo Nord del pianeta che il telescopio aveva immortalato in precedenza sembra essere scomparsa, e tanti temporali più piccoli sembrano scoppiare e esaurirsi in continuazione. Anche le bande colorate cambiano, indizio che avvengono mutamenti anche nella formazione del ghiaccio di ammoniaca negli strati superficiali dell’atmosfera.

Ci sono anche elementi costanti, come quel misterioso esagono al polo Nord, ripreso per la prima volta dalla sonda Cassini nel 2007 e che si pensa sia dovuto a violentissimi venti, che delimitano un’area in cui potrebbero starci quattro pianeti grandi come la Terra.

Nelle immagini di Hubble compaiono anche quattro delle 62 lune di Saturno. Si vedono Mimas – la più interna delle lune principali, sferica ma con un enorme cratere da impatto che si estende per 140 chilometri, cioè un terzo della superficie del satellite – Encelado – coi suoi geyser e l’oceano nascosto sotto la superficie ghiacciata – Giano – a forma di patata e butterata da crateri – e Teti – un corpo ghiacciato, ma che in passato deve aver avuto un’intensa attività geologica.

Da cosa dipende il colore ambrato del pianeta? Da “foschie simili a quelle prodotte dallo smog in estate”, scrivono gli esperti della Nasa e dell’Esa, “frutto di reazioni fotochimiche guidate dalle radiazioni solari ultraviolette. Sotto la foschia si trovano nuvole di cristalli di ghiaccio di ammoniaca, e più in profondità nuvole invisibili di idrosolfuro di ammonio e acqua”.

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