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Una vernice per tetti contro la siccità e le ondate di calore, ecco come funziona l’innovativa tecnologia che arriva dall’Australia

by | Nov 26, 2025 | Tecnologia


Per raffrescare gli edifici e raccogliere l’acqua durante le ondate di calore potrebbe bastare qualche mano di vernice sui tetti. La soluzione sembra semplice, anche perché non ha bisogno di alcun input energetico, ma l’invenzione è in realtà molto sofisticata: il merito va all’Università di Sydney e alla startup australiana Dewpoint Innovations, che hanno sviluppato un rivestimento polimerico poroso capace di riflettere circa il 90% della luce solare, mantenendo la superficie interessata fino a 6 gradi più fresca anche in situazioni di sole diretto. La bassa temperatura dell’area verniciata, inoltre, fa sì che il vapore acqueo presente nell’aria vi si condensi sopra – un po’ come le goccioline che si formano sullo specchio del bagno dopo una doccia calda, o sulla carrozzeria dell’auto durante la notte –, pronto per venire raccolto.

Questa tecnologia non solo fa avanzare la scienza dei rivestimenti per il raffrescamento dei tetti, ma apre anche la strada a fonti di acqua dolce sostenibili, a basso costo e decentralizzate, una necessità fondamentale di fronte al cambiamento climatico e alla crescente scarsità idrica”, ha dichiarato la professoressa Chiara Neto dell’Università di Sydney, che ha guidato lo studio e figura come lead author nell’articolo pubblicato sulla rivista Advanced Functional Materials.

Le cose da sapere

Come funziona il polimero “raffreddante” studiato dall’Università di Sydney

L’articolo riguarda un polimero fluorurato Pvdf-Hfp, che può ottenere un effetto di ‘passive radiative daytime cooling’ (Pdrc), cioè raffreddamento diurno di tipo radiativo e passivo”, ha spiegato Neto a Wired. “Uno strato del polimero può essere preparato con alta nanoporosità, con riflettenza del 92%: riflette cioè quasi tutta la radiazione solare, così che la superficie non si riscalda quando esposta al sole.

La seconda caratteristica”, aggiunge, “è che questo polimero emette radiazione di calore nella finestra atmosferica, cioè nella regione dello spettro infrarosso in cui l’aria è quasi completamente trasparente ai raggi infrarossi: questo significa che la superficie è in contatto termico direttamente con lo spazio, che, avendo una temperatura di -270 °C, raffredda la superficie del polimero. L’effetto totale ottenuto è che la superficie si può raffreddare al di sotto della temperatura dell’aria circostante, tipicamente intorno ai 3 °C sotto a quella dell’aria, ma a volte fino a 6 °C sotto. A volte questo raffreddamento è sufficiente a condensare il vapore acqueo nell’aria e quindi produrre una sorgente d’acqua delocalizzata e completamente passiva”.

La raccolta d’acqua

Durante lo studio, condotto per sei mesi all’aperto sul tetto del Sydney Nanoscience Hub, le goccioline d’acqua raccolte dai ricercatori hanno garantito un approvvigionamento idrico sostenibile e prevedibile anche in assenza di pioggia. In condizioni ottimali, il rivestimento ha permesso infatti di raccogliere fino a 390 millilitri d’acqua per metro quadro al giorno: una quantità che, se riportata su una superficie di dodici metri quadrati, permetterebbe di soddisfare il fabbisogno idrico giornaliero di una persona.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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