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venerdì, Set 13

Undone è una serie animata surreale e profonda come nessun’altra


Dai creatori di BoJack Horseman arriva una nuova brillante produzione che supera i limiti dell’immaginazione e della realtà riflettendo su lutto e salute mentale

Se le serie tv avessero dei biglietti da visita, Undone, i cui otto episodi sono disponibili su Amazon Prime Video a partire dal 13 settembre, ne avrebbe uno di eccellente: a crearla sono infatti Kate Purdy e Raphael Bob-Waksberg, rispettivamente sceneggiatrice e ideatore di BoJack Horseman, ovvero uno dei più grandi, sorprendenti e profondi esperimenti d’animazione degli ultimi anni. La verità è però che Undone è qualcosa di più e qualcosa di diverso da qualsiasi altra cosa in circolazione, a partire dalla tecnica d’animazione al rotoscopio, in cui gli attori vengono ripresi in carne e ossa e poi alla loro immagine vengono sovrapposte diverse tecniche artistiche come la pittura a olio (un po’ come in A Scanner Darkly di Richard Linklater).

Le peculiarità di questa produzione sono però anche altre, soprattutto se si considera il suo sforzo costante di sfuggire a ogni definizione. Si parte infatti con un terribile incidente stradale in cui è coinvolta Alma (la Rosa Salazar già “animata” in Alita: Angelo della battaglia): fino al giorno prima la giovane 28enne si barcamenava nella routine frustrante di una vita come tante, fra una madre troppo esigente, una sorella fastidiosamente ottimista e un fidanzato stoico di fronte alle difficoltà di lei nell’impegnarsi fino in fondo nella relazione. A tutto ciò Alma rispondeva con un sarcasmo tagliente e una cinica insoddisfazione, in attesa dell’avvento di qualcosa di straordinario ma soprattutto con il terrore che la propria “mente guasta” potesse scatenarsi in modo ancora più spiacevole sui cari che ha intorno.

undone

Questo ciclo di frustrazione e solitudine (che Alma acuisce a piacere togliendosi l’apparecchio acustico e isolandosi così dal mondo) viene appunto interrotto dall’incidente causato dalla misteriosa apparizione del padre di lei, Jacob (il Bob Odenkirk di Better Call Saul, qui tanto compassato e affilato quanto la situazione sfiora il paradosso), morto vent’anni prima a sua volta in un incidente. Il fatto sarà il pretesto per infrangere i confini fra la realtà e l’immaginazione, immergendo la protagonista in un loop che supera i limiti dello spazio e del tempo gettandola in un’esperienza di conoscenza che tocca diversi nervi scoperti, in un’ambigua zona grigia che va dalla malattia mentale alla ricerca spirituale e sciamanica.

Nella mente di Alma, infatti, aleggia lo spettro della nonna schizofrenica, ma il padre che le appare come una specie di guida ma anche di disperato questuante in qualche modo la radicano in un  mondo disperatamente reale che, nella sua idiosincrasia, ritrova improvvisamente come per contrappasso un senso che precedentemente non aveva (“È un sogno?” chiede a Jacob a un certo punto, il quale le risponde: “In parte“). La ragazza si troverà dunque a risolvere un mistero che ha sconvolto la sua famiglia ma soprattutto la sua esistenza, in un viaggio dentro e fuori la coscienza che è costantemente sottolineato da stili di animazione sempre diversi e inaspettati, i quali proiettano in una dimensione in cui le prospettive di racconto sono ampliate a dismisura.

A voler semplificare, Undone è una specie di dramedy raffinatissimo e percorso da un umorismo cupo eppure vivacissimo, in cui il livello di scrittura è sempre molto elevato (la stessa Purdy ha scritto alcuni degli episodi più memorabili di BoJack, come il non lineare Il tempo è una freccia). Ma è anche una specie di giallo con un mistero da risolvere, una storia di formazione alienata, uno spaccato di relazioni sociali (c’è la disabilità, ci sono le minoranze) e anche una riflessione sulla salute mentale, venata appunto da un pizzico di misticismo (che è forse la chiave più difficile da comprendere o digerire, almeno nei primissimi episodi).

Il lavoro eccezionale che sta dietro a una serie tv come questa è appunto il riuscire a condensare tutto ciò in episodi da neanche mezz’ora ciascuno, tanto da suggerire le infinite possibilità in cui si può cercare di guarire le ferite, i lutti ma soprattutto il disorientamento rispetto alla propria posizione nel mondo. Spoiler: toccherà guardarsi in modo completamente diverso, soprattutto fuori da sé stessi.

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