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Uranio arricchito, cos’è e perché è fondamentale per capire la crisi tra Israele e Iran

da | Giu 16, 2025 | Tecnologia


Secondo l’Aiea, gli isotopi dell’uranio presenti in natura sono tre: l’U-234, l’U-235 e soprattutto l’U-238, che da solo rappresenta il 99% delle riserve naturali mondiali. Ciononostante, tra questi è l’U-235 – che costituisce solo lo 0,72% degli isotopi naturali – a essere utilizzato per produrre combustibile nucleare.

L’arricchimento consiste nell’aumento della percentuale di U-235 dai livelli naturali a valori che possono raggiungere il 94%. L’Aiea spiega che il processo inizia con la conversione del concentrato di uranio in esafluoruro di uranio, un gas che viene poi immesso all’interno di centrifughe. Da qui, gli atomi più pesanti (U-238) vengono spinti verso il bordo dei cilindri rotanti, mentre quelli più leggeri (U-235) si raccolgono al centro. Una volta separati, viene estratto il gas con la più alta concentrazione di U-235. La procedura è ripetuta fino a ottenere la purezza desiderata, e a quel punto il gas viene trasformato in diossido di uranio, una polvere nera che viene impiegata come combustibile.

Quando l’uranio raggiunge una concentrazione di U-235 superiore al 20%, viene definito uranio altamente arricchito, o Heu. Questo elemento può essere utilizzato nelle armi nucleari, nei reattori e nei sistemi di propulsione navale. Al contrario, se il contenuto di U-235 è inferiore al 20%, si parla di Leu, ovvero uranio a basso arricchimento.

La maggior parte dei reattori civili, come quelli per la produzione di energia, utilizza Leu con una concentrazione inferiore al 5%. Per la produzione di armi nucleari, invece, è richiesto U-235 con una purezza del 90%.

Il ruolo dell’uranio arricchito nel programma nucleare iraniano

L’Iran è accusato di aver accumulato uranio arricchito a livelli superiori a quelli necessari per le applicazioni civili, sollevando preoccupazioni sul vero scopo del suo programma nucleare.

I sospetti hanno iniziato a intensificarsi nel 2003, quando è emerso che nel paese erano presenti impianti nucleari non dichiarati. La scoperta ha certificato la violazione da parte di Teheran del Trattato di non proliferazione nucleare, firmato da 190 paesi per prevenire la diffusione delle armi nucleari, incoraggiare il disarmo e promuovere l’uso pacifico dell’energia atomica.

Un altro passaggio fondamentale è quello avvenuto nel 2015, anno della firma del Piano d’azione congiunto globale (Jcpoa), un’intesa tra l’Iran e potenze come Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia, Cina e Germania, più noto semplicemente come accordo sul nucleare iraniano. Il suo scopo era quello di limitare il programma nucleare del paese in cambio della revoca delle sanzioni economiche. Il Jcpoa – da cui gli Stati Uniti sono usciti durante la prima presidenza di Donald Trump – stabilisce che l’Iran può conservare solo un massimo di 300 chilogrammi di uranio arricchito al 3,67%, una quantità sufficiente per scopi energetici o scientifici, ma non per la produzione di armi.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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